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Una di queste mattine

Pellegrini

Una di queste mattine mi alzo prima dell’alba e aspetto il sole ridendo.

Una di queste mattine faccio yoga visualizzando una famiglia di delfini che nuota lenta fino all’orizzonte. Dice che funziona.

Una di queste mattine mi sveglio gazzella e aspetto il leone. Cazzo vuoi, leone? Gira alla larga, tanto da qui non mi muovo.

Una di queste mattine chiamo papà e gli dico dritto per dritto quanto lo amo. Anzi, una di queste mattine prendo la macchina e glielo vado a dire viso a viso. Mi stringo forte a me
quei 45 chili di gentilezza e sfinimento, fregandomene delle convenzioni di famiglia. E, chissà, magari lo faccio felice.

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Che sia un anno per cui dire grazie 

sorelle-Natale

E così Natale è arrivato correndo, e correndo è passato. Una vera e propria fuga, si direbbe, che però ci ha lasciato moltissimo.

Non è stato un mese facile per noi, questo dicembre, e le conseguenze si sono abbattute inevitabilmente sul nostro Natale. Abbiamo rimediato come potevamo e devo dire che poi, alla fine, è stato per molti versi molto felice.

Il regalo più bello, quello per il quale non smetto mai di ringraziare, è l’incredibile rapporto che stanno coltivando le mie due bambine. Il Natale le ha rese complici una volta di più rendendo magico e pieno d’amore questo periodo, come non avrei osato sperare.

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Milano, a volte (e la mia vita pure) 

Milano Pinacoteca Bacio

Ho ripreso a lavorare. Niente di serio, eh, almeno per ora. Continuo a frequentare l’ufficio poco e malvolentieri, e il più delle volte vorrei essere altrove. Con la mia famiglia, per esempio. Ma anche su una spiaggia deserta col mare che mi fruscia nelle orecchie.

L’altro giorno ho googlato “trasferirsi alle Canarie”. E io alle Canarie non ci sono nemmeno mai stata. E no, il rientro non l’ho preso affatto bene.

Dopo un’estate così intensa, guardo a Settembre con una certa diffidenza. “Che vuoi, Settembre, perché sei già qui?

E poi c’è quell’altra cosa. Quella che noi “co...

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Dove cerchiamo la felicità

L’altro giorno sono stata dal parrucchiere. Lo dico così, come se fosse un evento unico, perché in effetti, al momento, lo è.

Ne sono uscita con una piega improbabile, di quelle con i ricci alla Nelli della Casa nella Prateria (googlate pure, mentre vi vergognate di essere così tanto più giovani di me).

Che forse giusto nella prateria poteva essere considerata una pettinatura accettabile.

Non me la sono sentita di contraddire la parrucchiera, che pareva essersi così tanto affezionata alla causa. Ero piena di beccucci e il tratto macchina-casa mi è parso davvero eterno.

Contavo di non incontrare nessuno. Ho ovviamente incontrato chiunque.


A cas...

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Se ci fermassimo alla fatica, senza andare oltre

Luna

L’altra sera tornavo a casa dopo una giornata di lavoro come non ne avevo da un po’. Era tardi. Bé, era tardi per una che è diventata mamma da nove mesi, ma insomma, era tardi ed ero stanca come poche volte prima d’ora.

La notte prima la piccoletta aveva praticato la veglia a oltranza. La sveglia della mattina mi aveva trovata in stato catatonico mentre cercavo ancora di sopirla, per niente conscia di dove mi trovassi né di cosa stessi facendo. La mattinata mi vedeva lasciare l’intero mazzo di chiavi di casa attaccate alla casella della posta accorgendomene solo una volta raggiunta casa dei nonni. Di lì a poco mi cimentavo in un lascia la pupa-corri a casa-recupera le chiavi-aricorri dai nonni, per trovare lei in preda alle crisi isteriche. E il suo pomeriggio con i nonni doveva ancora cominciare.

Comunque, diverse ore, ...

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Scaduta (no ma il secondo arriva prima, eh!)

E così è successo, di nuovo: sono scaduta. Ho passato le 40 settimane e mi avvio, anche questa volta, verso le 41 e oltre. Poi un giorno mi spiegheranno perché ho le gestazioni degli elefanti africani (oltre che il peso sulla bilancia, al momento).

Attendo. E attendere, come vi dicevo, non è che mi venga proprio tanto bene. Pulisco casa ossessivamente e no, non è la sindrome del nido. Si chiama ansia. La stessa che di notte mi tiene sveglia a tentare di ricordare quante mutande ci siano nel cassetto della Marmocchia, per essere sicura che bastino durante la mia assenza (come se, senza di me in casa, improvvisamente rimbecillissero tutti e si lasciassero appassire sul divano. Senza mutande pulite da indossare, ovviamente).

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Ormoni? Quali ormoni?

Sono felice, rido. Ma non ricordo il perché.
Non ricordare il perché mi fa sentire stupida, sconfortata. Mi viene da piangere.

Sento però che ce la posso fare. Sono euforica, determinata. Che ci vuole: basta fare un programma.
Fare il programma mi fa sentire piccola, impreparata, schiacciata dalle cose da fare.
Sopraffatta, ecco come mi sento: sopraffatta.

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Buongiorno, è settembre (da un po’)

bodensee

Buongiorno amici cari, bentrovati. Come è andata la vostra estate? Avete superato indenni il rientro? 

Quest’anno per me le vacanze sono state un po’ più lunghe del solito. Mi sono resa conto di essere “svenuta” secca di stanchezza intorno alla fine di luglio e di aver vissuto parecchie settimane di inattività più totale. Non un’occhiata alle statistiche o ai commenti e nemmeno, se per quello, all’esistenza o meno di questo blog. Tanto che questa mattina, quando ho effettuato l’accesso, e WordPress mi ha chiesto la password, il mio pensiero è stato più o meno “machecaxx…”.

Ho letto poco e niente quest’estate (un paio di libri di cu...

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Di chi è questo bambino

Questo bambino che scalcia e scappa
Questo bambino che punta i piedi
Di chi è questo bambino?

Questo bambino che non ascolta
Questo bambino che non ti guarda
Questo bambino che urla e tace
Di chi è questo bambino?

Questo bambino che batte i pugni
Questo bambino che parla sporco
Di chi è questo bambino?

Questo bambino così arrabbiato
Questo bambino che fa la guerra
Questo bambino che non ha pace
Di chi è questo bambino?

Questo bambino che non ha voce
quando vorrebbe gridare aiuto
Chi lo ascolta questo bambino?

Questo bambino che non sorride
Questo bambino che non ha amici
Chi ci gioca con questo bambino?

Questo bambino che non sa dire
quelle paure che sente dentro
Questo bambino che vuol scappare
Questo bambino che picchia duro
Chi lo abbraccia questo bambino?

Questo ...

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Quella prof d’italiano

Qualche giorno fa la Marmocchia mi ha chiesto qual è la maestra che mi manca più di tutte. La risposta mi è venuta spontanea e ha stupito anche me.

In terza superiore cambiai sezione e capitai nella classe in cui insegnava (o, per meglio dire, esercitava la sua dittatura) la prof d’italiano più temuta della scuola (del paese? dell’universo mondo?)

Lei ti dava...

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