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Baby blues. È normale e tu non sei sbagliata

baby blues

Per nove mesi hai visto il tuo corpo crescere e cambiare in una maniera sconcertante che ti ha resa orgogliosa e terrorizzata nella stessa maniera. Hai sopportato nausee e stanchezza, gonfiore e disagio ma solo perché la gente intorno a te ti osannava come una dea. Come se a metter al mondo figli fossi capace solo tu. E questo ti faceva sentire così amata che avresti sopportato ben di peggio.

Poi arriva il momento. In poche ore cambia tutto, compreso il tuo posto nel mondo. Finisci in un buco nero di dimenticanza e domande scomode, pareri non richiesti e totale incomprensione nei tuoi confronti.

Piangi e ti senti sfinita, proprio ora che, invece, sai che dovresti dare il meglio di te. Ma come si fa? Le forze. Mancano proprio le forze. Fisiche e mentali.

E poi c’è quell’altra cosa, La Cosa. Perché non ti senti pienamente felice? Che cos’è questa malinconia che ti prende all’improvviso, che ti fa sentire sola e non capita, che ti mette le lacrime agli occhi e i silenzi in bocca?

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Il fantasma delle pance future

Non è che non lo sapessi. Lo sapessi, eccome se lo sapessi. È che poi te li ritrovi davanti, addormentati come tanti angioletti, in pose chiaramente studiate con il capo coreografo della nursery: chi si porta la manina paffutella alla bocca, chi storce le labbra in quello che, non può essere, ma sembra proprio un sorriso e chi fa roteare gli occhietti, come piccoli cuoricini, volutamente al tuo indirizzo. E qualcosa nel tuo marmocchio-pensiero inizia a fare difetto.

Sono lì, con il naso appiccicato al vetro, che cerco di avvistare in quella schiera di guanciotte rosse il nuovo arrivato da cui siamo in visita. Qualcuno accanto a me sospira “Sono una meraviglia, non è vero?”.Oh se lo sono” rispondo vagamente sognante. “Piccoli angioletti in cerca d’amore e protezione” continua la voce accanto a me “cuccioli che aspettano solo un tuo sguardo, un tuo abbraccio”.

Ho gli occhi lucidi e le farfalle nello stomaco. I miei sospiri hanno appannato l’intero vetro della nursery rendendo praticamente invisibili i marmocchi che dormono beati nelle loro cullette. Mi volto per guardare l’autore di cotanta poesia, ma accanto a me non c’è nessuno. “Chi è stato a parlare?”.

Io, sono stata io” risponde una vocina. Storco la testa ancora un po’ finchè non la vedo, lì in piedi sulla mia spalla destra. Ha i capelli raccolti, non un filo di trucco e indossa un lungo abito a fiori dal quale sporge un enorme pancione. “E tu chi sei?” chiedo, prima che il panico s’impossessi di me. Ohmiodio! C’ho una gravida in miniatura sulla spalla e ci sto pure parlando!

Mentre son lì che decido da quale lato sarebbe meglio svenire, un’altra voce giunge dalla mia spalla sinistra...

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