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Vederti crescere

Little dancer

È che sei cresciuta così, senza nessun preavviso. Fino a ieri intrecciavamo perline e guardavamo Masha e Orso. E oggi ti piace battermi a carte, chiacchierare di musica e guardare film e serie tv di cui io, diciamocelo, non capisco mai niente.

Ieri piangevamo guardando Ernest che salva il giudice dei topi. Oggi andiamo insieme al cinema a vedere Wonder e i titoli di coda ci trovano inconsolabili, tra lacrime e singhiozzi.

Ieri leggevamo il Gruffalò facendo le vocine. Oggi le vocine le fai tu leggendolo a tua sorella. E sei molto più brava di me.

sorelle

È questo il fatto, non c’è stato alcun preavviso, in questa tua improvvisa crescita. E se ieri eri la mia bambina, oggi sei una ragazzina e, per la prima volta da sempre, sento quanto il mio ruolo nella tua vita stia cambiando.

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Una di queste mattine

Pellegrini

Una di queste mattine mi alzo prima dell’alba e aspetto il sole ridendo.

Una di queste mattine faccio yoga visualizzando una famiglia di delfini che nuota lenta fino all’orizzonte. Dice che funziona.

Una di queste mattine mi sveglio gazzella e aspetto il leone. Cazzo vuoi, leone? Gira alla larga, tanto da qui non mi muovo.

Una di queste mattine chiamo papà e gli dico dritto per dritto quanto lo amo. Anzi, una di queste mattine prendo la macchina e glielo vado a dire viso a viso. Mi stringo forte a me
quei 45 chili di gentilezza e sfinimento, fregandomene delle convenzioni di famiglia. E, chissà, magari lo faccio felice.

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Dove cerchiamo la felicità

L’altro giorno sono stata dal parrucchiere. Lo dico così, come se fosse un evento unico, perché in effetti, al momento, lo è.

Ne sono uscita con una piega improbabile, di quelle con i ricci alla Nelli della Casa nella Prateria (googlate pure, mentre vi vergognate di essere così tanto più giovani di me).

Che forse giusto nella prateria poteva essere considerata una pettinatura accettabile.

Non me la sono sentita di contraddire la parrucchiera, che pareva essersi così tanto affezionata alla causa. Ero piena di beccucci e il tratto macchina-casa mi è parso davvero eterno.

Contavo di non incontrare nessuno. Ho ovviamente incontrato chiunque.


A cas...

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Mai abbastanza

Mai abbastanza

Non ricordo quando, esattamente, ho iniziato a pensare di non essere abbastanza.

Ci sono giorni in cui, se ripercorro indietro il tempo con la mente, mi pare di non arrivare mai al giorno zero.

Vado a qualche anno fa, quando ancora non avevo una famiglia, poi ancora qualcuno prima, il primo lavoro, l’università. E ancora indietro alle scuole superiori, le medie, perfino le elementari.

Certi giorni mi pare di non essermi mai sentita abbastanza nemmeno di fronte ai miei compagni alla scuola materna. Che loro ci andavano sul serio, mica come me, che vomitavo sulla camicia di papà per tornare insieme a casa, e poi era tardi e finiva che a scuola non mi ci riportava più (finché non ha imparato a tenersi una camicia buona in auto e per me è stata la fine).

Non m...

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