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Baby blues. È normale e tu non sei sbagliata

baby blues

Per nove mesi hai visto il tuo corpo crescere e cambiare in una maniera sconcertante che ti ha resa orgogliosa e terrorizzata nella stessa maniera. Hai sopportato nausee e stanchezza, gonfiore e disagio ma solo perché la gente intorno a te ti osannava come una dea. Come se a metter al mondo figli fossi capace solo tu. E questo ti faceva sentire così amata che avresti sopportato ben di peggio.

Poi arriva il momento. In poche ore cambia tutto, compreso il tuo posto nel mondo. Finisci in un buco nero di dimenticanza e domande scomode, pareri non richiesti e totale incomprensione nei tuoi confronti.

Piangi e ti senti sfinita, proprio ora che, invece, sai che dovresti dare il meglio di te. Ma come si fa? Le forze. Mancano proprio le forze. Fisiche e mentali.

E poi c’è quell’altra cosa, La Cosa. Perché non ti senti pienamente felice? Che cos’è questa malinconia che ti prende all’improvviso, che ti fa sentire sola e non capita, che ti mette le lacrime agli occhi e i silenzi in bocca?

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Attendere, prego

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Siamo qui. Siamo in attesa. E attendere è una delle cose che nella vita, in generale, mi riesce peggio.

Sono sempre stata piuttosto impaziente. Aspettare mi rende nervosa, mi destabilizza, mi fa pensare. E pensare non è sempre una buona cosa.

Mi succede un fatto strano, ultimamente. Mi concedo un po’ di relax, metto le mani sul pancione e inizio a fantasticare. Tempo due minuti e i minuscoli pagliaccetti confettosi che abitano i miei pensieri si trasformano in mostri terribili che mi inseguono portando con sé trilioni di preoccupazioni, ansie, paure.

L’att...

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Quando, a volte, la notte

baby sister made by us

A volte, la notte, mi sveglio di soprassalto. Ci vuole un po’ per capire cosa succede.

Qualcuno, lì dentro, fa evidentemente le prove per le prossime selezioni del Cirque du Soleil. “Che tenera birbante”, è il mio secondo pensiero. Il primo è quasi sempre “machecaxx”.

Guardo l’orologio. Segna un orario che avevo scordato esistesse. Un orario tra le 3 e le 4 di mattina, di solito. Metto le mani sul pancione, mi godo la serie di calci piazzati provando a indovinare le sue evoluzioni. Mi sento felice, piena di vita.

Poi lei si calma e riprende a dormire.

Io, invece, inizio a pensare.

La notte è quel momento in cui i pe...

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La (tua) panza è un po’ cosa di tutti

Succedono cose strane, ultimamente. Cose di panza, più che altro.

Passi pure che l’altro giorno, per ringraziare una signora molto gentile che mi ha ceduto il posto sulla metro, ho aperto bocca ed è uscito un rutto. Un rutto vero, eh, con tanto di rinculo. Che quando ho riaperto bocca per scusarmi non mi è nemmeno venuta fuori la voce.

Non u...

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Di corsi per appanzate e difficoltà cosmiche

Tutto è iniziato con quella santa donna della mia ginecologa che provava a spiegarmi un concetto molto semplice da intendere quanto difficile da rispettare: un chilo al mese è cosa buona, due chili e mezzo, magari no!

E se alle prime visite erano semplici accorgimenti, tipo mangiare la frutta lontano dai pasti, col passare delle settimane sono diventanti ammonimenti, alimenti a cui dire addio, fino alla dieta vera e propria. Di quelle diete che se ti si appoggia un granello di polvere sulla bistecca cotta, hai tipo sforato le calorie della giornata.

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C’è un cuore che batte nel mio cuore (anzi, a dire il vero, un po’ più giù)

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C’è un cuore che batte nel mio cuore (anzi, a dire il vero, un po’ più giù). Nello stomaco, per essere precisi, ma batte così forte che l’emozione si risente fino in gola.

C’è un cuore che batte nel mio cuore, ed è una sensazione conosciuta eppure tutta nuova, che mi fa sentire fragile e fortissima, impaurita e imbattibile. Diversa. E mai così me stessa.

C’è un cuore di bambina che batte nel mio petto. Un cuore felice e spaventato a cui non sembra ancora niente vero.

Più in basso batte un altro cuore. Un altro cuore di bambina.

Ogni sera una vocina chiama forte questo cuore. “Cresci bene sorellina” dice lei, con le labbra appoggiate sul pancione.

Poi azzarda ipotesi sconnesse (e un poco preoccupanti): “e se la chiamiamo Colorata?”

E ride, anche se temo che non stia ...

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