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Una di queste mattine

Pellegrini

Una di queste mattine mi alzo prima dell’alba e aspetto il sole ridendo.

Una di queste mattine faccio yoga visualizzando una famiglia di delfini che nuota lenta fino all’orizzonte. Dice che funziona.

Una di queste mattine mi sveglio gazzella e aspetto il leone. Cazzo vuoi, leone? Gira alla larga, tanto da qui non mi muovo.

Una di queste mattine chiamo papà e gli dico dritto per dritto quanto lo amo. Anzi, una di queste mattine prendo la macchina e glielo vado a dire viso a viso. Mi stringo forte a me
quei 45 chili di gentilezza e sfinimento, fregandomene delle convenzioni di famiglia. E, chissà, magari lo faccio felice.

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40 cose che ho amato di questi 40


La mattina dei miei 40 anni mi sono guardata allo specchio e ho pronunciato lentamente la parola “quaranta”. Ho atteso scrutando a fondo il mio viso.

Niente, non succedeva niente. Chissà che mi aspettavo.

È che credevo che ai 40 ci sarei arrivata con molte certezze e importanti risposte. E invece ho ancora insicurezze e tante, troppe, domande.

Mi è preso il panico. Allora ho fatto quello che faccio di solito quando mi sento confusa e spaventata.
Ho preso un foglio e ho iniziato a scrivere.

In ordine sparso, e per niente logico, ho fatto un elenco dei miei 40 momenti del cuore di questi miei primi 40 anni di vita. Non so se abbia senso, ma intanto è servito a calmarmi…

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Di corsi per appanzate e difficoltà cosmiche

Tutto è iniziato con quella santa donna della mia ginecologa che provava a spiegarmi un concetto molto semplice da intendere quanto difficile da rispettare: un chilo al mese è cosa buona, due chili e mezzo, magari no!

E se alle prime visite erano semplici accorgimenti, tipo mangiare la frutta lontano dai pasti, col passare delle settimane sono diventanti ammonimenti, alimenti a cui dire addio, fino alla dieta vera e propria. Di quelle diete che se ti si appoggia un granello di polvere sulla bistecca cotta, hai tipo sforato le calorie della giornata.

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Il mio gennaio fotografico #instagram 1/15

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Ho deciso di rinnovare questo piccolo impegno mensile anche per il nuovo anno. Trovo che sia un esercizio rigenerante e di cuore vi consiglio di farlo.

Amo avere chiare davanti agli occhi le prove dei momenti felici. Serve a fissarle nella memoria ed è un  momento in più in cui sentirmi grata per quello che è stato e speranzosa per quello che sarà. Ma ditemi, è così anche per voi?

L’an...

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Il mio Ottobre fotografico #instagram 10/14

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Inizio la mia condivisione mensile con uno dei momenti più felici di questo mese: amici piccoli che si danno la mano e in un momento riordinano le priorità della tua vita, le cose per cui vale la pena, quelle per cui decisamente no.

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Trooooppo sensibili

Mi viene sempre un po’ da ridere quando qualcuno mi dice Eh, ma sai, io sono trooooppo sensibile.

Rido perché mi chiedo su quali parametri basino la loro valutazione. Me li vedo questi superdotati della sensibilità, dal loro medico curante, il manicotto al braccio: Ahia, Signor Rossi, oggi ha la sensibilità un po’ altina. Niente foto di cuccioletti abbandonati, marmocchi appena sfornati o prati in fiore per almeno un paio di giorni, mi raccomando!

Che poi, secondo me, la sensibilità non è “quanto ti fanno stare male le cose che ti riguardano”. Secondo me essere sensibili è mostrare interesse e partecipazione (anche e soprattutto) per le vite degli altri. Per quanto poco o tanto ci riguardino. Non è facile, però secondo me è così. Quando si tratta di proteggere i nostri sentimenti, sfoderiamo le migliori armi a nostra disposizione. Invece poi, se in gioco c’è la vita di qualcun altro, ferito o in difficoltà, chissà perché ci pare tutto più semplice da superare. Ecco, questa è la posizione più adatta a sparare le meglio stronzate (perdonate il francesismo) e ferire la sensibilità altrui. Noi, quelli troooooppo sensibili. Poi però quando dobbiamo esserlo nei confronti degli altri non ci viene mica tanto bene, eh? Apriamo bocca e diamo fiato alle trombe così, senza alcun filtro a selezionare le parole che ne escono.

E poi non ascoltiamo, dài, non ascoltiamo più!

Un po’ di tempo fa, in un bar...

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Un po’ meno di mille

IMG_6195Ho scoperto di avere un problema col vivere un po’ meno che a mille.

Non è facile stare vicino a chi soffre, indipendentemente dal tipo di legame che ci unisce. Tendiamo a farlo pensando a cosa farebbe stare meglio noi. Che il più delle volte non funziona per nessun altro, oltre noi, ovviamente.
Ognuno prova a farlo a modo suo. C’è l’amica che sta in silenzio, quella che cerca di distrarti con aneddoti della sua vita che in altri momenti troveresti pure interessanti (in questo momento, molto onestamente, non te ne frega davvero una mazza). Quella che ti manda messaggi con ogni mezzo tecnologico conosciuto, scadenziandoli perché coprano l’intero arco della giornata, quella che posso chiamarti (io che il telefono lo odio pure quando sono al settimo cielo, dai perché vuoi farmi questo?) quella che ci sono passata, quella che ti trovi tu a consolare lei (su, vedrai che passerà presto), quella che pensavi ti conoscesse meglio, quella che non speravi ti capisse così bene.

Sbagliano tutti e non s...

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Perché scrivo. Ovvero, perché scrivo?

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Quando ho iniziato a frequentare il corso di scrittura ero troppo preoccupata a sprimacciare il mio sogno per chiedermi cosa sarebbe successo poi. Sapevo che la fase iniziale mi avrebbe vista alle prese con i miei enormi limiti, con i tanti difetti, con le lacune e le piccole e grandi ingenuità.

Sto imparando tantissimo. Mi esercito molto, faccio tutto quello che mi viene detto, accetto di buon grado le critiche e provo a ricostruire partendo proprio da queste. Il fatto, però, è che credo di aver dato per scontato che alla prima fase ne sarebbe seguita una seconda in cui i limiti sarebbero stati superati, i difetti corretti e le ingenuità eliminate.

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Il Natale mi confonde

il natale mi confonde

Il Natale mi confonde. È così da sempre. Sarà il peso di un anno alle spalle, l’accumularsi degli appuntamenti (meravigliosi e impegnativi in egual modo), la mancanza di tempo da dedicare alla magia, alle luci e a quest’atmosfera così speciale che amo immensamente. Da sempre. E poi i regali da comprare. Per lei e per tutti gli altri.

E a tal proposito vi devo confessare un segreto: mi sono fatta un regalo. Un regalo da me a me. Nella follia prenatalizia in cui mi resta ancora tutto da fare (regali, auguri, abbracci, consegne e perfino i muffin per la festa della materna), mi sono fatta un regalo. Un regalo che praticamente è il primo che faccio questo Natale. E l’ho fatto a me stessa. Ho pure chiesto alla commessa d’impacchettarlo. Con tanto di fiocco e bigliettino.

E cosa ci scriviamo?

Eh...

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#qualcosamisfugge

gioconda

Nella follia di questi giorni folli, sento che #qualcosamisfugge.

Prima di tutto devo dirvi che quando uno inizia a parlare per #hashtag, secondo me, sta messo già un bel pezzo male. Ma comunque.

Non che non lo sapessi eh, che questo sarebbe stato un mese fuori di testa.  Eppure #qualcosamisfugge.

1. Perché mia figlia, per la prima volta in cinque anni, mi chiede di fermarsi allo spazio giochi dell’ipermercato mentre faccio la spesa e io, al posto di sgommare tra le corsie in mutandoni bianchi e calzini neri, mi nascondo dietro una fila di abeti natalizi a spiarla, rischiando di abbatterli al suolo, tipo domino, ed essere pateticamente sgamata?

2. Perché lei ha inserito “un rotolo di carta igienica” nella letterina a Babbo Natale? Che questo forse sarà un Natale di…. Vabbè?

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