Ieri è stata proprio una di “quelle giornate”. Avete presente? Quelle che iniziano con “oggi ce la possiamo prendere comoda” e finiscono con me che rincorro tale nonna Adele, un po’ sorda, per conto di tale nonna Teresa, un po’ afona?
Come dite? Veramente a voi non è mai capitato?
Suvvia un po’ di solidarietà!
Ma andiamo con ordine.
Ieri era mercoledì, giorno di frequentazione marmocchia della scuolina. Il mercoledì che per me inizia alle 14 quando il Ninnatore mi riconsegna la nana e va a lavoro. Il tempo di capire che no, non tornerà, e lei inizia ad urlare, con tanto di mano tesa, sguardo disperato e lacrime a fontanella: “Vojio j mmmio papiiiii”.
Paonazza in viso continua la sceneggiata iniziando ad elencare le persone che vorrebbe accanto al posto della sottoscritta. Praticamente tutti quelli che conosciamo (anche solo di vista) compreso l’omino delle giostre, il benzinaio con l’accento slavo, Checco Zalone e ovviamente tutto il nostro parentado, risalendo l’albero genealogico fino ai nostri avi con la clava.
Piangendo si addormenta.
Ok, ne approfitterò per fare un po’ di spesa: oggi non abbiamo impegni e possiamo prendercela comoda.
Il trasferimento seggiolino-passeggino riuscendo a non svegliarla non è roba da cuori pavidi, ma un’operazione delicata che richiede esperienza, sangue freddo e la giusta congiunzione astrale.
Si scende dall’aut...
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