Ero poco più che una ragazzina quando la parrocchia del quartiere in cui abitavo decise di ospitare per un’estate alcune bambine provenienti da Chernobyl. Le chiamavano “vacanze terapeutiche”. Che poi la terapia vera per quei bambini (e mi fu chiaro solo anni dopo) non era tanto per il fisico, quanto forse per la mente e lo spirito. Il progetto venne ripetuto per diverse estati e so che per molte famiglie il legame con i bambini ospitati è durato nel tempo.
Per questo quando Patrizia, l’autrice di Marmellata di Prugne, mi ha presentato il suo libro, ne sono stata attratta immediatamente.
Siamo nel 2077 e Lyudmil...
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