Spannolinamento: differenze tra primo e secondo figlio
È un po’ che non vi aggiorno sulla vita della piccoletta. Magari vi state chiedendo se poi i terrible two sono passati. Ma certo amici, ve lo dicevo, prima o poi passano. E infatti noi ora siamo entrati nella fase dei terrible three! Che meraviglia, eh? Devo ammettere che siamo un po’ in anticipo, in effetti, ma si sa come sono avanti queste nuove generazioni.
Abbiamo tolto il pannolino. Dopo una prima fase piuttosto terrificante, lo spannolinamento ha avuto un improvviso sviluppo positivo, con qualche piccola variazione sul tema.
Lei la pipì la fa solo in pochi selezionati bagni che hanno superato specifici test. No, non igienici, come potreste pensare. È una questione puramente affettiva. Lei, come dire, al rapporto di fiducia con la tazza del water ci crede. E chi siamo noi per contraddirla?
Ad oggi, affetto e stima della piccoletta sono diretti esclusivamente a pochi e intimi wc: casa nostra, quella dei nonni, il nido. Bar e ristoranti sono fuori discussione. Il prato? Che orrore, siete degli incivili a smutandarvi così, a cielo aperto. Va da sé che, quando siamo in giro, il “devi fare la pipì” è il sottofondo costante che ci accompagna ovunque. In effetti, a ben pensarci, la domanda è alquanto inutile visto che, se anche rispondesse di sì, non avremmo modo di soddisfarla. Perciò, fondamentalmente, quando siamo fuori lei o se la tiene a oltranza o se la fa addosso. Quando si dice uno spannolinamento di successo, eh?
Comunque, anche in questa fase non ho potuto fare a meno di cogliere le differenze tra la prima e la seconda maternità.
Spannolinamento: differenze tra primo e secondo figlio
Primo figlio: dopo aver letto l’intera opera letteraria in materia, convochi un summit tra parenti, insegnanti, psicologi e specialisti del settore per decidere se sia o meno il momento giusto per togliere il pannolino. Valutate le variabili psicologiche e l’impatto che questa scelta avrà sull’intero nucleo familiare, stili un dettagliato piano per tappe (che si rivelerà un disastro, ma tu ancora non lo sai) organizzando l’accompagnamento graduale dal pannolino al wc per non turbare il sensibile animo del tuo piccolino.
Spendi una somma imbarazzante in accessori per lo spannolinamento: dai pannolini a mutandina al riduttore del suo cartoon preferito, fino all’ultimo modello di vasino ergonomico che “raccoglie, sigilla, ingienizza e fa pure il bidé” (che i wc giapponesi li deve aver inventati una mamma alle prese con lo spannolinamento, ne sono certa) investendo l’intero fondo studi fino all’università. Poco dopo scopri, peraltro, che lui i bisogni preferisce farseli addosso, ma vabbè.
Hai coniato un intero dizionario di termini specifici per indicare cacca e pipì e ormai parli solo in prima persona plurale: dobbiamo fare tanta pupù, ora ci sediamo sul vasino, abbiamo fatto una bella puzzetta! Niente, poi passa, è normale.
Ogni volta che il piccoletto centra la tazza, mandi un whatsapp a tutti quelli che conosci per informarli del lieto evento. I più intimi ricevono pure la documentazione fotografica insieme all’infografica aggiornata delle evacuazioni settimanali. Questo è il momento in cui perdi buona parte delle tue amicizie, ma lo scoprirai solo al primo anno di primaria quando ti verrà voglia di un aperitivo con un’amica. Eh no, la sequenza di chiappe nude del tuo bambino non l’avrà ancora scordata nessuno.
Dopo settimane da incubo, in cui lui l’ha fatta dappertutto, ma proprio proprio dappertutto, all’improvviso qualcosa cambia e finalmente intravedi la luce in fondo al tunnel. Mentre il papà si riappropria del bagno smontando il fasciatoio a colpi di mannaia, una lacrima ti solca il viso. “Amore” gli dici “ma non avrai nostalgia di tutto questo?” Lui, che ha cambiato due pannolini in tre anni e ancora se li sogna la notte, ti risponde: “Certo, cara!” e con un doppio salto avvitato assesta un calcio rotante al fasciatoio, finendolo. Spannolinamento completato.
Secondo figlio: da qualche mese procrastini la questione spannolinamento, glissando le domande delle altre mamme che, ovviamente, il pannolino gliel’hanno tolto a sei mesi. Il solo pensiero di passarci un’altra volta ti provoca dolori di stomaco e i ricordi nefasti del primogenito ti perseguitano giorno e notte. Questo basta a decidere che no, non è ancora il momento. L’aspetto psicologico, dopo tutto, è importante e sei sicura di aver letto da qualche parte che accelerare i tempi potrebbe causare dei traumi (non sei certa se a te o alla creatura, ma tant’è).
La direttrice del nido privato in cui mandi tuo figlio da oltre due anni, nella cieca convinzione che, con quello che paghi, allo spannolinamento ci penseranno loro (e invece, col cavolo!), all’improvviso ti propone il passaggio alla scuola materna, con evidente abbattimento della retta mensile. Unica condizione: togliere il pannolino. Ok, fanculo a Freud, s’è fatto il momento. Chiami tuo figlio a rapporto e, bruciando tutte le tappe intermedie, in una reinterpretazione piuttosto personale del metodo Montessori, gli levi il pannolino e gli mostri il gabinetto. “Da oggi si fa lì!” Spannolinamento completato.
Un’epifania pone definitivamente fine alla questione: i bambini sono lavabili. Persino se si fanno la cacca addosso!
Tuo figlio non viene portato in corteo ogni volta che centra la tazza del water e non intasi le chat di whatsapp con trilioni di scatti di lui sul vasino, salvando la tua vita sociale. Certo, forse i manuali non la spiegavano proprio così la faccenda ma, oh, vuoi mettere quanta fatica in meno?
In apertura un’infografica su come ha reagito la Francy alla nostra richiesta di farla nel wc. Qui sotto, come siamo messi oggi.
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