Baby blues. È normale e tu non sei sbagliata
Per nove mesi hai visto il tuo corpo crescere e cambiare in una maniera sconcertante che ti ha resa orgogliosa e terrorizzata nella stessa maniera. Hai sopportato nausee e stanchezza, gonfiore e disagio ma solo perché la gente intorno a te ti osannava come una dea. Come se a metter al mondo figli fossi capace solo tu. E questo ti faceva sentire così amata che avresti sopportato ben di peggio.
Poi arriva il momento. In poche ore cambia tutto, compreso il tuo posto nel mondo. Finisci in un buco nero di dimenticanza e domande scomode, pareri non richiesti e totale incomprensione nei tuoi confronti.
Piangi e ti senti sfinita, proprio ora che, invece, sai che dovresti dare il meglio di te. Ma come si fa? Le forze. Mancano proprio le forze. Fisiche e mentali.
E poi c’è quell’altra cosa, La Cosa. Perché non ti senti pienamente felice? Che cos’è questa malinconia che ti prende all’improvviso, che ti fa sentire sola e non capita, che ti mette le lacrime agli occhi e i silenzi in bocca?
E perché nell’attimo esatto in cui hai visto per la prima volta tuo figlio ti sei sentita in un miliardo di modi diversi (esausta, impreparata, emozionata, sollevata, dolorante, confusa, preoccupata) ma felice (nel senso profondo del termine) e innamorata (nel senso più puro del sentimento) no?
Bè vediamo un po’. Hai appena affrontato il trauma del parto e ti hanno messo tra le braccia uno sconosciuto che il mondo intero si aspetta tu ami incondizionatamente, da questo esatto istante e per sempre, e per il quale dovrai essere un costante punto di riferimento, un esempio di integrità e sani principi per tutta la vita. E tu sei lì che pensi: “ma chi, io? Cojona come sono?” È un attimo non sentirsi all’altezza.
Che poi è un po’ come se, dopo un frontale con un tir, ti offrissero la presidenza del consiglio. “Ok, d’accordo, vado a rimettermi a posto un paio di costole e sono subito da voi!”
Ci vuole tempo per amare. E ci vuole tempo per rimettersi da un parto.
Ma gli altri sembrano non capire e tu sei preoccupata.
Cosa penseranno di tutte quelle ombre sul tuo viso, delle lacrime sempre pronte a rovinare tutto. Dei tuoi silenzi, del tuo dirottare costantemente le attenzioni sul pupo così da allontanarle da te. Te lo dico io cosa penseranno. Che sei una madre di merda!
Lo sei? Non lo sei.
È vero che la gente lo pensa? Non è vero. E ho buone notizie per te.
Lo sfinimento fisico e mentale passerà, poco alla volta e poi tutto insieme e un giorno, come per magia, ti guarderai allo specchio e sarai di nuovo tu. Quella che eri ma anche quella che sei. Che, ora non ti sembra, ma è una versione di te di gran lunga migliorata. Tipo un upgrade. E ancora non lo sai le infinite capacità che acquisirai. Roba da supereroi, non scherzo.
L’amore verrà, oh se verrà. Forse a onde, lentamente, fino a diventare marea. O forse tutto insieme, ti travolgerà in un mattino qualunque, tra le lenzuola stropicciate di una notte insonne che non ti farà più paura.
Si chiama baby blues e, se trascurato, può sfociare in depressione post partum. Ignorare questo “blues” è inutile e dannoso. Meglio… “suonarlo” insieme a qualcun altro.
Non chiuderti in te stessa, accetta tutte le mani che ti porgono, sii pronta a delegare, a esprimere il tuo pensiero senza timore e non scordare mai che la mamma del tuo bambino sei tu e solo tu. Sistema corona e scettro e inizia pure a comandare. Ti assicuro che le persone che ti stanno accanto saranno ben felici di rispondere ai tuoi ordini.
Perciò stringi i denti, ancora per un po’, e lasciati viziare da chi ti sta attorno. Chiedi aiuto, ascolta i tuoi desideri, accetta la compagnia e ricordati che non c’è niente di male a sentirsi così. È normale e ci siamo passate tutte.
Si dice che per crescere un neonato ci voglia un intero villaggio. Ma io dico che lo stesso serve anche per crescere una neomamma.
E nel frattempo che il villaggio si raduna, io sono qui. Ci sono passata con tutte le scarpe e so cosa ti passa nel cuore e nella testa. Perciò se hai voglia di parlare, ti giuro che io sono proprio bravissima ad ascoltare. Ci conto!
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