Terrible two: 3 consigli salvavita
Vi dico la verità, io a questa cosa dei terrible two non ero proprio preparata. Che vi devo dire, al primo giro mi era andata così bene che in cuor mio ero convinta fosse soltanto una leggenda metropolitana.
E invece.
Invece con la Sorellina questa fase è così intensa e sta durando così tanto che temo sfocerà direttamente nei terrible three (and four, and five and ciao, vi ho voluto bene, non dimenticatemi!)
Non che la piccoletta non sia una bambina adorabile, anzi, il più delle volte è dolcissima, buffa, allegra, di compagnia e molto, moltissimo simpatica.
Solo… non ditele mai di no! Voi non avete idea (ma se siete genitori di un duenne mi sa di sì) di come quel batuffolino da strapazzar di baci si possa trasformare completamente e in pochi secondi.
Lo ammetto, per diversi mesi mi sono sentita spiazzata e incapace di reagire.
Ma poi, si sa, noi genitori abbiamo infinite risorse.
Se siete anche voi alle prese con questa temutissima fase, ecco tre consigli salvavita per affrontare i terrible two:
- Conosci il nemico: la prima cosa che dovete fare è osservare attentamente i segnali. Questo vi servirà per prevedere e anticipare l’arrivo di una crisi ma anche per imparare le strategie più efficaci per il proprio bambino. La mia bambina, ad esempio, preannuncia l’arrivo di una crisi con uno o tutti i seguenti segnali: inizia a dire no alla qualunque, alza il tono della voce fino ad arrivare alle urla, scoppia a piangere, scappa via o si getta a terra. Conoscere questa dinamica mi aiuta moltissimo.
- Non è colpa vostra. Ripetetevelo spesso. È una fase, passerà, e la colpa non è vostra. E ve lo dice una che ha sempre guardato ai capricci degli altri bambini giudicando (erroneamente) i genitori. Ora lo posso dire con sicurezza: non è stata bravura se la mia prima bambina ha saltato la fase dei terrible two, ma semplicemente culo. Tanto, tantissimo culo. Allo stesso modo mi sento di ripetermi più volte al giorno che no, non è colpa mia se la Sorellina, invece, ci sta dando dentro di brutto.
- Lasciate andare. Se c’è una cosa che ho imparato è che impuntarsi a riprendere il controllo immediatamente è controproducente (e anche impossibile, lasciatemelo dire). Occorre dare tempo e darsi tempo. Se vi aiuta potete utilizzare il metodo di allontanarvi momentaneamente dal vostro bambino in piena crisi, per dare a entrambi il tempo di raffreddare gli animi (basta cambiare stanza qualche minuto). A me, ad esempio, questa soluzione crea un’ansia ancora più grande. Se invece con il vostro bambino funziona, potete provare il metodo del “contenimento”. Per me, indovinate un po’, non funziona nemmeno questo, perché lei fa una cosa che sono certa prima o poi le varrà l’Oscar: il budino. Ovvero, se mentre è in preda alla fase acuta e scomposta del capriccio io provo ad abbracciarla e contenerla, lei si… come dire… budinizza. Braccia, gambe, collo, testa diventano molli, così molli da scivolarmi via e spalmarsi al tappeto. Proprio come un budino colante. Che bei momenti, eh?
Allora come lascio andare io? Io sto. Lei urla, si getta a terra, grida “no”? Io la guardo, in silenzio. Anzi, accertatami che non si farà male, non la guardo nemmeno. Ignoro, ma così bene, che l’Oscar forse lo danno pure a me. E indovinate un po’? Lei si sfoga e le passa!
E poi si sa come sono i bambini, che sanno passare da zero a cento e poi di nuovo zero in pochissimi secondi. E piangono e poi ridono e poi piangono e poi ridono mentre piangono. Proprio come quando fuori piove con il sole.
Ho scoperto una cosa attraversando questa fase turbolenta insieme a lei: per quanto possa essere sfiancante, ti obbliga a rivedere il tuo essere mamma, a cambiarti e migliorarti. È tipo un allenamento intensivo.
Una volta ho letto che se i nostri bambini fanno i capricci allora siamo bravi genitori. Ebbene amici miei, qui si punta a vincer le Olimpiadi!
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