Quell’anno buio della mia vita (riconoscere e affrontare i momenti difficili)
Qualche anno fa ho vissuto un momento terribilmente difficile. Un momento che mi ha cambiata nel profondo, rendendomi forse un po’ più fragile ma di sicuro molto più consapevole.
Due aborti spontanei, nel giro di pochi mesi, hanno messo a dura prova la mia stabilità emotiva, dando un contraccolpo alla mia anima dal quale ho potuto riprendermi solo accettando il fatto che non sarei stata più la stessa.
L’anno più buio della mia vita. Eppure quello in cui ho imparato a conoscermi, capirmi, perdonarmi, cadere e rialzarmi, come non avevo mai fatto prima di allora.
Quello che ho imparato da questa esperienza è qualcosa di importantissimo che ha dato un valore prezioso al mio dolore. Un valore che ha fatto di me la persona che sono oggi e mi ha fatto raggiungere una consapevolezza più profonda dei miei momenti bui e di come affrontarli.
Ci sono giorni in cui sento di non avere controllo sulle mie emozioni. È come se la mia mente, il mio cuore, fossero talmente pieni di sensazioni contrastanti da non riuscire a reagire. L’immobilità che ne segue mi spaventa così tanto da aggiungere altre sensazioni fuori controllo: ansia, paura, disagio.
Entro in un circolo che è difficile fermare, un circolo che troppe volte termina nell’autocommiserazione. È una sensazione orribile che mi intossica a tal punto da farmi perdere completamente la lucidità.
È come se tutto fosse più grande di me, mi sento sovrastata, braccata e non riesco a reagire.
In quei giorni, semplicemente, non mi sento abbastanza. Mi guardo intorno e sono tutti “più” di me. Più felici, più dotati, più fortunati, più capaci di trovare il bello, di superare i momenti difficili. Scorro la timeline di un qualsiasi social ed è piena di famiglie con bambini perfetti, compagni innamorati, amici devoti. E mamme più pazienti, donne più talentuose, più coraggiose, più creative.
Il mondo è tutto di là. Dall’altra parte ci sono solo io. E se ci sei stato anche tu, dall’altra parte da solo, forse sai di cosa sto parlando. Il desiderio, in quei momenti, è uno solo: uscirne il prima possibile.
La me che scrive in questo momento sa perfettamente che quella sensazione di non essere abbastanza è il risultato di una distorta percezione di se stessi e degli altri. Nei momenti bui, tendiamo a indossare inconsapevolmente lenti spesse che ci fanno vedere la vita per quello che non è. Eppure sembra tutto così reale da farci vacillare.
Riuscire a sfilare immediatamente quelle lenti, e riprendere a guardare la vita con la giusta obiettività, è una cosa di cui non sono ancora capace. Ma in quell’anno buio della mia vita ho imparato a gestire un po’ meglio questi momenti.
Ho imparato a concedermi un ragionevole tempo di immobilità, ogni volta che la mente si fa pesante e il cuore non sa darle una mano. Così, quando le pressioni del mondo esterno mi sovrastano, facendomi sentire piccola e insicura, io mi fermo.
Nei miei giorni bui non prendo decisioni, metto in pausa i problemi da affrontare, parlo poco, ascolto poco, mi muovo poco. In tutti i sensi. Nei miei giorni bui, semplicemente sto.
Quello che ho imparato è che affrettarmi a uscirne non solo è poco utile ma anche controproducente. Che merito una pausa ogni volta che ne ho la necessità. Che posso anche permettermi di non “funzionare” sempre al massimo.
Allo stesso tempo ho imparato anche a dare un tempo a queste pause, per evitare che un giorno diventi una settimana o un mese d’immobilità. Mi fermo, mi concedo di sospendere qualsiasi azione, pensiero, reazione. Mi ricarico e riparto. Non sempre sono brava a farlo in tempi rapidi, ma avere acquistato la consapevolezza che posso permettermi dei momenti bui, senza per forza fingere che vada tutto bene, mi fa sentire meno ansiosa, meno impaziente.
Chissà, magari potresti provarci anche tu. A darti del tempo. A perdonarti i momenti bui.
Non è facile. Anzi, a volte è proprio durissima. Ma se c’è un lato positivo del dolore è che accettandolo si impara a conoscersi meglio. Il primo passo per affrontare un momento difficile è riconoscerlo. E per riconoscerlo (e accettarlo) occorre conoscersi (e accettarsi).
A lungo mi sono affannata a cercare un senso per quell’anno buio della mia vita. Ecco, questo è quello che ho trovato.
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