La pazienza delle mamme

Avete presente quelle giornate in cui “no” è il sottofondo costante a pianti, urla e capricci, già dalle sette di mattina, dipingendo uno scenario apocalittico che basterebbe a darvi per vinte?

E non vi fate ingannare dalla foto qui sopra, perché quel cosino buffo lì è capace letteralmente di sfinire.

Poi però vi scatta qualcosa dentro che vi fa dire che no, non ne uscirete sconfitte. O almeno proverete a combattere. È la pazienza delle mamme.

E allora quella diventa una giornata che “dai, non fare così, vieni qui che la mamma ti coccola, e no, sdraiarti per terra in mezzo alla strada non mi farà cambiare idea, e su diamoci un bell’abbraccio e passa tutto, e i libri di tua sorella non si strappano, dai che mamma te ne legge uno dei tuoi, e no, il vaso Ming di nonna se lo frantumi a terra non si riaggiusta e ok, ci fermiamo qui a fissare il marciapiede finché vuoi anche se ci sono 5 gradi e mamma ha già un principio di congelamento”.

Il tutto con mezz’ora di nanna e un tot di cambi pannolino dall’odore pestilenziale. Sapete, sta mettendo i dentini…

E voi siete sfinite, ma sfinite sul serio. The walking dead, tipo. Ma più dead che walking.

Ecco, è successo così l’altro giorno. Eppure, intorno alle 16, potevo dirmi soddisfatta per aver gestito ogni sua protesta in maniera calma e pacata, aver sedato le rivolte sul nascere, e averla intrattenuta in maniera piuttosto soddisfacente (tra un urlo della giungla e l’altro, si intende).

Ero quasi orgogliosa di me e vedevo finalmente ravvivarsi la speranza della mia notte degli Oscar, ricordate?

Se non che, giusto prima di prendere la grande a scuola, entriamo in un negozio di telefonia per una commissione. Lei punta lo stand delle custodie, di quelli a colonna con gli spuntoni che vengono fuori a mo’ di braccia, e ci si appende iniziando pure a dondolare.

Allora io intervengo: “ma insomma Francesca, adesso basta!”

Nemmeno alzo troppo la voce, che vista la giornata mi pare pure un bello sforzo.

E mentre sono lì che cerco di tirare giù la scimmietta impazzita prima che smonti lo stand, una vocina alle mie spalle: “eh però, prima fate i figli e poi non avete nemmeno un briciolo di pazienza per crescerli!”.

Ehm, come scusi?

Ve lo dico, molto onestamente, quello che ha salvato quell’anziana signora è stato il carrellino con l’ossigeno che si portava dietro, unitamente al rispetto che nutro da sempre per chi ha una certa età. Perché l’avrei asfaltata molto più che volentieri, lo ammetto.

E quindi amici la mia notte degli Oscar, nonostante l’impegno, pare sia stata di nuovo rimandata.

Peccato, perché ho sempre pensato che il red carpet sotto ai piedi mi starebbe proprio tanto bene!

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