Gli eroi dei bambini
Ma quanto sono dolci i marmocchi quando si scelgono il proprio eroe?
Lei, per esempio, a venti mesi ha già deciso, con estrema convinzione, quale sia il suo supereroe, nonché insostituibile compagno di avventure. Lei ha scelto Topolino.
Lo chiama Potopilo e lo cerca ovunque. Nei libri e giochi di casa, in televisione, sui vestiti, su bicchieri e posate e ovunque, ma proprio ovunque, quando siamo fuori casa. E quando ne avvista una qualsiasi riproduzione, ragazzi, sfido chiunque a farla ragionare.
Fortuna vuole, poi, che tra decine di giochi inutili o di cui a lei importa poco e niente, noi avessimo in casa proprio un pupazzo del suo eroe. Grande tipo quanto lei. Lo ama!
Sotto la zampa ha inciso il nome della sorella. Lei si siede, lo stringe forte tra le braccia, gli gira il piede, ricordandosi probabilmente che, in effetti, sotto la zampa ci sia scritto un nome. “Ce-ce-sca” legge seguendo col ditino. E a me, per ora, non è mai parso il caso di contraddirla.
E poi i balli sulla Marcetta di Topolino (quella originale, sia chiaro), i giochi, le nanne insieme. Se lo trascina per la casa, tenendolo per un orecchio, poi si ferma, lo coccola, e riprendono le loro avventure.
Topolino è il suo eroe nel vero senso della parola, proprio così come lo intendono i bambini: quello che ti porge la mano, o la zampa, nel momento del bisogno.
Vi faccio un esempio. C’è questo libro che la piccoletta ama moltissimo. A metà circa, c’è una pagina con un disegno scuro che le fa paura. Tutte le volte lei ha bisogno di mostrarlo a qualcuno che la incoraggi dicendole “è solo un disegno, non c’è da aver paura” e così può proseguire la lettura.
L’altro giorno era lì che girava per casa con questo librino. Va dalla sorella, che stava studiando, “Aly, ho paua” e lei la liquida con un “sì, sì, dopo”. Poi viene da me, che stavo cambiando le lenzuola. Nemmeno la faccio parlare “ci sono le finestre aperte, esci o prendi freddo!”.
Lei, librino ancora tra le mani sulla pagina incriminata, trotterella dal papà. “Papy, ho paua!” Lui, indaffarato a smontare qualcosa, “brava, brava” e la manda via con un pat pat sul crapino. Bene, qualche minuto più tardi l’ho trovata abbracciata a Topolino, che gli spiegava che no, non c’era da avere “paua” e se lo stritolava forte a sè. Credo gli stesse spiegando che no, non devono avere paura, ma anche quanto sia necessario che loro due facciano squadra, temo, in questa casa in cui non se li fila nessuno! Topolino 1 – famiglia della Sorellina 0.
Poi c’è questa cosa che Topolino, anzi Potopilo, deve fare tutto ma proprio tutto quello che fa lei. Ora della pappa? Ha da mangiare anche lui. La nanna? Prima addormentiamo il sorcio in calzoncini poi, semmai, si fa una pennica anche noi. E la cacca? Non avete idea di quante volte la becco col naso sprofondato nel sedere del topo. Poi scuote la testa: “che puzza!” dice, sventolando la manina sotto al naso. E va tutta seria in bagno, sotto al fasciatoio, armeggia un po’ e poi declama convinta “ecco!”.
Io ve lo devo proprio dire, è ovvio che il suo supereroe vorrei essere io. Ma a conti fatti, secondo me, la piccoletta ha fatto proprio un’ottima scelta.
E quali sono gli eroi dei vostri bambini? Ditemi, oltre la Peppa c’è di più? (semicit.!)
🙂
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