Dove cerchiamo la felicità

L’altro giorno sono stata dal parrucchiere. Lo dico così, come se fosse un evento unico, perché in effetti, al momento, lo è.

Ne sono uscita con una piega improbabile, di quelle con i ricci alla Nelli della Casa nella Prateria (googlate pure, mentre vi vergognate di essere così tanto più giovani di me).

Che forse giusto nella prateria poteva essere considerata una pettinatura accettabile.

Non me la sono sentita di contraddire la parrucchiera, che pareva essersi così tanto affezionata alla causa. Ero piena di beccucci e il tratto macchina-casa mi è parso davvero eterno.

Contavo di non incontrare nessuno. Ho ovviamente incontrato chiunque.


A casa mi aspettava la Marmocchia, con una pagina piena piena di divisioni da controllare. A tre cifre. In colonna. Con il resto. E la prova.

Il tempo di farmi venire una fortissima emicrania, mentre sottobanco cercavo di verificare i risultati con la calcolatrice senza farmi beccare, e la lavatrice mi avvisava che il bucato era pronto.

Il mio bel bucato bianco.

Mi ci voleva poco per constatare l’orrore. Un minuscolo pezzetto di tessuto giallo, finito dentro per errore, aveva stinto, trasformando il mio bucato bianco candido in un mix a chiazze gialle chiare e scure.

Le due ore successive, il cui contenuto, a onore del vero, andrebbe completamente bippato, mi vedevano alle prese con tutti i rimedi conosciuti, da quelli della nonna al chimico più spregiudicato, per sistemare il disastro. Con scarsissimi risultati, peraltro.

Sconsolata, accettavo di accompagnare le bimbe al parco, nonostante il nervosismo e i capelli discutibili.

E lì, in riva al laghetto, mentre la grande saltava la corda (ripetendo senza prender fiato mamma guarda come salto e guarda ora e ora e ora) e la piccola, dal passeggino, mi guardava come se fossi una capanna di zucchero filato (o l’equivalente marmocchio della felicità), proprio sul finire di una giornata apparentemente terribile, mi sono sentita qualcosa frizzarmi nello stomaco.

Ero felice. Ma felice sul serio.

Quella felicità che ti sembra infondata e invece ha fondamenta così profonde e stabili da saper reggere tutta la fatica, la stanchezza, le difficoltà. E i piccoli e grandi fallimenti.

Allora ho pensato che chissà dove andiamo mai a cercarla, questa felicità.

Quanto ci pare difficile da raggiungere, lontana dal nostro quotidiano.

Come tendiamo a credere che solo lo straordinario può nasconderla. Che nell’ordinario sarebbe comunque inutile cercarla.

E ci affanniamo in imprese epiche e, quando falliamo, siamo convinti ci sia sfuggita per sempre.

La cerchiamo e non riusciamo a trovarla.

E invece, poi, basterebbe ricordarsi dove l’abbiamo vista l’ultima volta.

Tra un boccolo un po’ troppo voluminoso e la richiesta di attenzioni di due bimbe che sfiniscono, sì, ma sanno farsi amare sul serio. E rendono la vita immensamente più incasinata e decisamente più bella.

Ecco, io l’ho avvistata lì, l’ultima volta, la mia felicità. Nel caso la perdessi di nuovo, ora saprei esattamente dove andare a cercarla.

2 comments to Dove cerchiamo la felicità

  • francescaperluciana  says:

    Io cerco di trovarla in ogni piccolo istante (ho lavorato per 10 anni in terapia intensiva e so bene che la felicità può sparire in meno di un istante)

    • robedamamma  says:

      È proprio vero… Ti ringrazio Francesca, cerco anche io di non scordarmelo mai!

Rispondi