Fino a qui (nove mesi in un istante)
39esima settimana di gravidanza e pochi giorni alla scadenza. Che fine abbiano fatto queste 38 settimane e tre giorni non saprei proprio dirlo. Volate, in un soffio, un istante. Ho la sensazione di non essermele godute abbastanza.
La pancia mi mancherà. Mi mancheranno i calci piazzati al momento giusto. Tipo quando mi lascio gelare dai pensieri negativi e lei spam un bel calcione che mi lascia senza fiato. Come a dire Embeh? Che facciamo? Crolliamo proprio adesso? E mi fa sorridere e all’improvviso mi sento meno sola, meno spaventata.
La sera è il momento che preferisco, quando mi siedo sul divano e lei prende a fare le sue evoluzioni. Ho capito che l’attuale disposizione dei miei organi non le va a genio. A volte spinge così forte che temo stia riorganizzando i miei spazi interni. E va bé.
Vi ho parlato del corso per gestanti che sto frequentando? Un’altra cosa che mi mancherà da matti. Ci sono questi due angeli che si chiamano Laura e Cinzia che ci stanno accompagnando al parto in maniera delicata e bellissima. La lezione si svolge in parte in palestra e in parte in piscina. La mia parte preferita è quella finale, il famoso serpente di pance. Ci sdraiamo in questa vasca di acqua calda, incatenate una all’altra, occhi chiusi, le pance a filo d’acqua. E mentre ci trascinano su e giù per la piscina, la musica in sottofondo, il calore dell’acqua che ci avvolge e ci massaggia, perdiamo il contatto con la realtà fino ad abbandonarci completamente. Una sensazione incredibile!
La valigia è finalmente pronta. Sta in un angolo della camera e mi guarda. In attesa, anche lei.
In questi giorni mi diverto a spaventare la gente, così tanto per scherzare. Tipo dal meccanico l’altro giorno:
Quanto le manca signora?
Eh ormai ci siamo, pensi che da un paio d’ore sento delle contrazioni piuttosto regolari…
La velocità con cui ha terminato il lavoro e mi ha riconsegnato la macchina erano degne della Formula Uno. Non ha nemmeno spento il motore Vada signora, vada, e in bocca al lupo, eh!
Ho paura? Ho paura, certo, ma anche tanta curiosità e da qualche giorno pure un filino d’impazienza.
Per fortuna la Marmocchia ogni tanto ne tira fuori una delle sue e stempera un po’ i miei timori.
Mi hai fatto rivivere splendidi attimi ormai assopiti nel “dimenticatoio”. Passano le settimane, passano gli anni e i figli crescono. Ricordo la mia prima quando, in terza elementare, iniziando a studiare storia, mi chiese: “mamma come facevi a giocare quando c’erano i dinosauri?” (non aveva ancora capito bene la linea del tempo!!!) e tanti altri splendidi momenti, accompagnati anche da momenti di pensieri, dubbi. Essere una mamma attenta, ma non soffocante, educatrice, nel senso di “tirar fuori” quanto c’è di buono in loro, non è un compito semplice, ma ne vale sicuramente la pena e i frutti, a poco a poco, si vedono. Tantissimi auguri.
Un compito difficile, difficilissimo, hai ragione. Eppure il più bello del mondo. Grazie mille, un abbraccio