In Germania col marmocchio: giorno 1-2

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14 agosto 2015

Ottenuto il permesso dalla dottoressa, che reputa il viaggio sicuro anche per la panza, in tre (e mezzo) partiamo per la Germania. Quest’anno abbiamo optato per un mezzo diverso: l’autobus. Milano – Monaco di Baviera in sei ore e mezza circa con la compagnia tedesca Flixbus – Meinfernbus di cui vi parlerò meglio a breve. Viaggio comodo, ottimo rapporto qualità prezzo: promosso da tutta la famiglia a pieni voti.

Siamo a Monaco in serata e ne approfittiamo subito per una prima impressione sulla città. Abbandonata la zona della stazione centrale (dove ahimé pernottiamo), sporca, caotica e piena di locali discutibili, in pochi minuti a piedi raggiungiamo il centro. E qui la musica cambia. Ristoranti etnici si alternano a tipici locali bavaresi dove gustare i piatti migliori della zona. Se volete un primo incontro con i sapori della Germania vi consiglio l’Altes Hackerhaus (info in fondo al post) dove troverete piatti tipici, ottima birra e personale festosamente vestito alla maniera bavarese.

La prima impressione del centro di Monaco è che sia una città giovane, frizzante, culturalmente attiva, ma anche ricca di storia. Mi affascina da subito anche se devo dire che il giorno seguente, con la luce del sole, la riscopro ancora più bella.

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Se siete a Monaco per una toccata e fuga come la nostra vi consiglio (oltre a passeggiare per le vie del centro):

  • Marienplatz con la sua Madonna d’oro, il duomo, la chiesa di St. Peter e il Neues Rathaus. Nelle ultime due, se avete più fisico e meno panza di me, potete avventurarvi in cima alla torre e godervi la vista sulla città (mi dicono superba da entrambe).
  • Hofbräuhaus dove Hitler tenne la prima assemblea del partito nazista, non tanto per questo triste fatto ma per la tipicità di quella che è considerata la più antica e tipica birreria bavarese
  • Englischer Garten, un giardino grande quanto meraviglioso, meta delle gite domenicali ma anche delle passeggiate a piedi o in bici di abitanti e turisti in città. Nella parte più a sud potete ammirare, con una certa tachicardia, i surfer che si lanciano da una sponda all’altra del fiume; in quella più a nord navigare sul lago a bordo di una barca a noleggio. Curato, ricco di attività ed eventi per sportivi e non, luogo ideale per una pausa lunga o veloce dal caos cittadino  (che poi Monaco è tutto fuorché caotica), questo parco è davvero un gioiello.

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A metà pomeriggio lasciamo Monaco certi di ritrovarla nell’ultima tappa del nostro viaggio, fra due settimane esatte da oggi, e ci rechiamo in visita a Dachau, dove un tempo sorgeva il tristemente noto campo di concentramento e che ora è sito commemorativo della strage: il KZ – Gedenkstätte Dachau.

Ho scelto di mostrarvi poche immagini di questo luogo, le poche che mi sono sentita di fermare in una fotografia. Un luogo che fa male, un male necessario, secondo me, per non dimenticare, per tramandare ai nostri figli questa parte così buia della storia.

Visitare il memoriale con i bambini a mio parere si può e si deve. Bisogna però spiegare. Certo occorre usare parole che possano comprendere. Parole che aiutino a capire la gravità senza pesare eccessivamente sui loro cuori ancora così piccoli. Noi, almeno, abbiamo pensato di fare una cosa giusta e per questo mi sento di consigliarvi la visita a Dachau. Per dire insieme, una volta ancora, NIE WIEDER – MAI PIU’.

Abbiamo spiegato alla Marmocchia dove eravamo è perché sia giusto ricordare e tramandare il ricordo. Abbiamo ovviamente scelto di spiegarle una versione epurata dai particolari più tremendi. In effetti non è rimasto molto da dire ma volevamo si rendesse conto comunque dell’importanza di questo luogo, di questa visita.

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Dachau era uno dei campi “minori”. Eppure, entrando, la sua vastità sconforta. Ognuna delle file che vedete qui sopra accoglieva un capannone all’interno del quale vi erano delle strutture in legno fatte a castello. Di chiamarli letti proprio non me la sento, ma a quello dovevano fungere. Tre piani ognuna, e ognuna ospitava anche due uomini. Tutto in legno. Freddo, spoglio. Disumano. Non c’era altro in questi capannoni.

Dachau non era un campo di sterminio eppure ha fatto migliaia di vittime. C’era anche qui una camera a gas e c’erano i forni crematori. Siamo entrati nel capannone che  racchiudeva entrambi. Non vi mostrerò foto. Ne sono uscita col cuore a pezzi ma con la sensazione che sia stato giusto venire fin qui e dire ad alta voce “mai più”.

In serata, col cuore pesante, ci dirigiamo verso Hohenfurch dove, colti da pioggia improvvisa e insistente ci rifugiamo al Gasthof Negele dove ceniamo e pernottiamo. Posto tipico, non eccezionalmente curato, abbastanza accogliente (o meglio, tedescamente accogliente), buona cucina. Tutto sommato promosso. Segue foto ricordo per la mia ginecologa che mi aveva intimato prima della partenza: niente patate! Tranquilla dottoressa, quante Kartoffeln potranno mai propormi in due settimane in Germania?

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Termina qui il nostro secondo giorno di viaggio, alla prossima tappa.

Info e indirizzi utili:

Altes Hackerhaus Sendliger Strasse 14 – Monaco di Baviera

KZ Gedenkstätte –  Dachau – ingresso libero, mar-dom 9/17

Gasthof Negele – Hohenfurch

One comment to In Germania col marmocchio: giorno 1-2

  • In Germania col marmocchio: giorno 12-15  says:

    […] in direzione Sachsenhausen, il secondo campo di concentramento che abbiamo scelto di visitare dopo Dachau. Anche qui, sulle rovine del campo, è sorto un memoriale che vale la pena raggiungere per una […]

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