(Ancora) conversazioni marmocchie
Qualche giorno fa ascoltavo la seguente conversazione tra nonno e nipote:
Ho idea che un giorno, non troppo lontano, il mondo imploderà a causa delle loro conversazioni totalmente prive di senso. Dovreste vedere l’assoluta scioltezza con la quale conducono amabilmente il dialogo, ignorando a vicenda l’uno le affermazioni dell’altra o rispondendo parole a caso a domande a caso, poste in un momento qualsiasi tra il presente e un passato più o meno prossimo.
Sul “come si chiama il film che piace a te… Franzen?” ero stesa. Pare il seguito di Sturmtruppen.
Papà, si dice Frozen, dico io che, dopo tutti questi anni e una laurea in lingue, non ho ancora imparato a lasciar perdere con lui che se solo deve dire un nome tipo John rischia di slogarsi una mascella.
Come? Frozzen?
Vabbé, ad Anna le si è imbiancata la chioma in un solo colpo. Era meglio Franzen, papà.
Però si amano, loro due. Non credo si capiscano, ma si amano. E tanto ci basta.
E quando lei gli fa le domande? Capirai, mio padre che si imbarazza per niente, che ha sempre paura di dire la cosa sbagliata, di deluderla. Non vi spiego le risposte che vengono fuori. Che poi mica mio padre è il solo ad aver difficoltà con le domande marmocchie. D’altra parte da qualcuno avrò pur preso, no? È così, si sa, è una legge praticamente matematica: più t’imbarazzi a rispondere più ti fanno le peggio domande.
Ecco. Appunto!
Buon inizio settimana a tutti voi, “smagati” o meno che voi siate. 😉
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