#leggiAMOlo: Atti osceni in luogo privato
Una premessa.
Sono passati giusto un paio d’anni da quando ho scoperto Marco Missiroli leggendo, e amando moltissimo, Il senso dell’elefante, prima, Il buio addosso, Bianco e Senza coda, poi. Venivo da un periodo di scarso interesse (ma diciamo pure di profondo fastidio) per gli autori contemporanei e iniziavo a chiedermi perché dovessi amare soltanto penne ormai scomparse da tempo. Volevo un punto di vista nuovo, più vicino al mio sentire, una storia in cui perdermi completamente, senza ripensamenti. Qualcuno capace di fare la magia, concatenando le parole sulla carta in quell’unico modo capace di accenderti i sensi e il cuore.
Ed è arrivato lui. Quello che “se rinasco voglio essere capace di fare con le parole quello che sa fare lui”.
Ora voi capirete bene con quale carico emotivo ho appreso la notizia che, dopo due anni di attesa, l’11 febbraio 2015 sarebbe uscito il nuovo romanzo di Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato. All’apertura del libro sudavo freddo.
Con questa premessa in mente, vi racconto le mie impressioni.
Libero Marsell è un dodicenne trasferitosi con la famiglia a Parigi. Lo conosciamo nel momento in cui scopre che la madre tradisce il padre. Un momento delicato che è anche il punto di partenza del percorso che porterà Libero a scoprire l’eros e l’amore, attraverso la conoscenza di se stesso (dal punto di vista fisico ed emotivo) e l’incontro con gli incredibili personaggi femminili che incontrerà sul suo percorso (dalla madre a Marie, da Lunette ad Anna). Sullo sfondo tre città eccezionali di cui l’autore, secondo me, ha saputo cogliere e raccontare l’anima: Parigi, New York e Milano (garantisco per due su tre, perché la terza mi manca).
Questo è un libro scritto in prima persona. Che non vuol dire soltanto che è il protagonista stesso a narrare le sue vicende ma, in questo caso, significa più propriamente che vi sentirete coinvolti in prima persona in tutto quello che Libero vivrà sulla sua pelle. Come se la pelle in questione fosse anche un po’ la vostra.
Tornando alla premessa iniziale voglio raccontarvi cosa mi è successo leggendo questo romanzo. Per la prima cinquantina di pagine, circa, ho odiato Missiroli. L’ho odiato per aver creato un personaggio così inafferrabile (nel senso di distante da me), così dichiaratamente imperfetto, a volte del tutto insopportabile. Non mi affezionavo a Libero e alla sua storia, non mi interessava seguire le sue sperimentazioni sessuali fai da te, non provavo nulla nei suoi confronti, nemmeno fosse l’ultima delle comparse di una vicenda di cui non m’importava granché.
E poi è successo qualcosa.
Non lo so quando e nemmeno come, ma a un certo punto io ero con Libero. No, io ero Libero. Ero Libero nel rapporto con il padre, nella scoperta della letteratura e del profondo piacere che possono dare i libri, nel sentimento travolgente e confuso per quel grande personaggio che è Marie Lafontaine. Ero Libero e crescevo con lui. Ero Libero e le sue fragilità. Ero Libero e le sue prime volte. Ero Libero e la scoperta dell’amore.
“Ci tenemmo lì e per la prima volta avvertii la paura che le succedesse qualcosa, e che la mia felicità fosse la sua, e anche i dolori e le apprensioni e le possibilità di qualcosa di buono. Non ero più vulnerabile per me stesso, ero fragile per noi. Passavo dalla prima persona singolare alla prima persona plurale.”
Solo all’ultima pagina mi sono scoperta irrimediabilmente persa nella vita di Libero. E ho pensato, ve lo dico molto onestamente, che Missiroli non è solo uno scrittore di talento, dotato di una grande sensibilità e ancora di più della capacità di raccontarla. No, no. Missiroli è un cazzo di gran genio e mi ha fregata alla grande, come fossi una pivella della lettura.
Quello che ho amato di questo libro:
– che i personaggi sono persone. E c’è una gran bella differenza
– una Milano di qualche tempo fa, rivista con gli occhi di Libero
– le donne, l’amore, le persone, i rapporti umani sentiti con il cuore di Libero
– Marie Lafontaine, con tutta me stessa, e l’incredibile evoluzione del suo rapporto con Libero
– il prezioso elenco di libri e autori citati nel romanzo, la cui lettura è davvero indispensabile
– l’eco di scrittori che amo moltissimo unito all’assoluta unicità della scrittura di Missiroli
– l’essermi persa senza accorgermene ed essermi ritrovata diversa solo all’ultima parola
– l’aver completamente rivisto il mio concetto di “osceno”
“L’osceno è il tumulto privato che ognuno ha, e che i liberi vivono. Si chiama esistere, e a volte diventa sentimento.”
Ma, più di tutto, ho amato il fatto che questo libro non finisce una volta finita la lettura. Libero, e la sua storia, verranno con voi oltre le pagine. E sarete Libero per molto tempo ancora. E sarete Libero anche se non lo siete stati mai.
Potete seguire il tour di Marco e del suo nuovo romanzo sui social con l’hashtag #iosonoLibero.
Qui la pagina Facebook dell’autore.
E prima di correre da Giovanna e Simona per leggere le loro recensioni, vi annuncio che il nostro prossimo #leggiAMOlo è L’amore che ti meriti di Daria Bignardi.
[…] opere di Albert Camus. Come vi dicevo, ho avuto voglia di leggere finalmente questo autore grazie al nuovo romanzo di Missiroli. Sono […]