#leggiAMOlo: Non dirmi che hai paura
Non dirmi che hai paura, di Giuseppe Catozzella, racconta una storia forte, commovente, dura, a tratti difficile da credere. Eppure vera.
Protagonista, e voce narrante, è Samia Yusuf Omar, una giovane atleta somala. La conosciamo ancora bambina, per le strade di Mogadiscio invase dalla guerra, insieme al suo amico di sempre Alì.
“Della guerra, a me e Alì non è mai importato niente. Si sparassero pure per strada, non ci riguardava. Perché la guerra non poteva toglierci l’unica cosa importante: quello che lui era per me e quello che io ero per lui”.
Samia è una ragazzina tutta ossa ma con una capacità incredibile di sognare (e credere nei propri sogni) sempre e nonostante tutto. Impara presto a correre, non per diletto, ma per sfuggire alla guerra, ai miliziani, alle faide tra clan. E per tentare di vivere (o almeno sognare di farlo) una vita normale.
“Ma noi avevamo fatto finta di essere bambini normali, di quelli che non pensano a niente e sanno giocare”.
La corsa, con il passare degli anni, diventa però qualcosa di più. Diventa una passione, un sogno, un traguardo da raggiungere. E diventa speranza, più di tutto. La speranza di una ragazzina che vuole guidare il suo popolo, e le donne in particolar modo, verso la libertà.
Non arrendersi pare davvero impossibile davanti a divieti e imposizioni così profondamente insensati: i veli sotto i quali nascondere il proprio corpo, il divieto di ascoltare la musica, la chiusura dei cinema. La fine di ogni forma di libertà, in una parola.
Ma Samia non si arrende e, nel tentativo disperato di riscattare le donne somale, partecipa alle Olimpiadi di Pechino dove arriva ultima ma diventa un simbolo per le donne musulmane di tutto il mondo. Il suo sogno cresce e Samia decide che farà di tutto per partecipare alle Olimpiadi di Londra del 2012.
Profondamente ferita da un grave lutto e un inaspettato tradimento, intraprende un viaggio per raggiungere l’Europa e potersi finalmente allenare in libertà. Un viaggio che commuove, strazia, lascia increduli e sconvolti. Un viaggio che è una realtà per moltissime persone come Samia.
Samia non parteciperà mai alle Olimpiadi di Londra. Morirà in mare, a un passo dalla costa e dal suo sogno, lasciando però a tutti noi un’enorme eredità: quella di credere nei propri sogni, di farsi portavoce di chi è in difficoltà, di mettere i nostri piccoli talenti al servizio degli altri.
In molti punti questo libro mi ha davvero ferita. Ha fatto venire a galla diversi sensi di colpa. Come la poca attenzione e sensibilità che ho prestato ai paesi come la Somalia e ai suoi abitanti, alle condizioni in cui vivono, a cosa li spinge realmente a intraprendere quei viaggi della speranza che così spesso finiscono in tragedia. Ma anche sensi di colpa per non riuscire a onorare sempre come vorrei quel bene immenso che mi è stato donato e che a molti, invece, manca: la libertà.
Non posso dire di essere rimasta folgorata dalla scrittura di Catozzella (forse la scelta della prima persona avrebbe dovuto tradursi in sentimenti molto più precisi, non so se ha senso, ma in certi punti ho proprio sentito Catozzella che raccontava la storia di Samia e non la viva voce della protagonista) ma il lavoro che ha fatto per farci conoscere la storia di Samia è davvero di immenso valore.
Quella di Samia è una storia che è necessario conoscere.
Ho amato molto alcuni personaggi. Tra tutti il padre di Samia e il suo costante incitarla a non avere paura, ma anche Alì e il suo amore fraterno, profondo eppure imperfetto.
Se avete letto anche voi Non dirmi che hai paura, di Giuseppe Catozzella vorrei sapere cosa ne pensate.
E prima di andare a leggere cosa ne pensa Giovanna, annuncio (con sommo gaudio e un po’ di emozione) il nostro prossimo #leggiAMOlo: Atti osceni in luogo privato di quel gran genio di Marco Missiroli. E se vi pare che io sia di parte, ebbene, ve lo confermo: sono di parte! (Mò Marco non mi deludere, eh!)
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