Sì, viaggiare (di malinconia e felicità e di un cuore che si fa sempre più grande)

tunisia

Quando abbiamo lasciato il Portogallo, due estati fa, avevo il cuore letteralmente a pezzi, combattuta tra la felicità per gli incredibili momenti vissuti e il desiderio di cancellarli all’istante, perché non mi facesse così male ricordarli. L’amore per quel paese e la sua gente mi aveva lasciata senza parole ancora una volta.

Sapevo che del Portogallo mi sarebbe mancato tutto: Praia das Macas e la nostra Teresa, i sorrisi della gente, le città in festa e i paesini semi disabitati, i surfisti e le spiagge deserte, il cibo, la ginja e la perfezione di un viaggio al quale pareva ci fossimo preparati da sempre.

La gioia, i ricordi, la malinconia. Avevo solo voglia di piangere, quel giorno all’aeroporto.

La chiamano saudade e può essere una gran fregatura. Ti senti letteralmente spaccata in due tra felicità e nostalgia. E la mancanza dei luoghi che erano “tuoi”, fino a poco prima, fa davvero male. Una malinconia forte che parrebbe fine a se stessa se non fosse che, col tempo, è quella nostalgia che ti fa il cuore più grande.

Un sentimento simile lo provai l’ultimo giorno della nostra vacanza in Tunisia. La Marmocchia aveva ai tempi poco meno di due anni ed era così buffa e adorabile da essersi guadagnata l’affetto e le attenzioni di un villaggio intero.

Con Farid, la nostra guida tunisina, avevamo esplorato quel poco della città che era abbastanza sicuro per i turisti e cavalcato (si fa per dire) in tre un cammello, lungo una spiaggia sconfinata. Farid aveva rapito i nostri cuori all’istante con i suoi racconti da mille e una notte, la sua semplicità disarmante e quel suo sogno sgangherato di venire un giorno nel nostro paese. Chissà poi se ce l’avrà fatta.

L’ultimo pranzo della vacanza, seduta a tavola di fronte al mare, mi venne da piangere. La felicità e la malinconia. Ero inconsolabile, ma fu proprio in quel momento che lo sentii. Il cuore che si faceva un pezzo ancora più grande.

La nostalgia per la Scozia è di tutt’altro tipo. Più che una malinconia conclamata, che ti prende non appena lasci il suolo straniero, è una nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi! In un mercoledì mattina in mezzo al traffico, ad esempio, quando a un tratto ti pare chiaro che la pioggerellina sottile e insistente, le nuvole in costante movimento, l’impossibilità di prevedere che tempo farà da qui a cinque minuti, il fatto che il rapporto pecore-umani sia nettamente a vantaggio delle prime e perfino la presenza dei fastidiosissimi midge, sono soltanto alcune delle stranezze che ti mancano di quel paese. E vorresti solo chiudere gli occhi ed essere di nuovo lì.

Fa male la mancanza. Ma indovinate un po’? Quel giorno, d’un tratto, ti accorgi che il tuo cuore ha fatto spazio a un altro pezzo della tua vita.

Esiste una malinconia speciale per ogni viaggio, per ogni paese. Una malinconia diversa per ogni viaggiatore.

E fa male, è vero, questa malinconia, che spinge forte sulle pareti del tuo cuore. Ma non lo fa certo per distruggerlo, sia chiaro. Spinge per renderlo più forte e più grande, perché possa contenere e conservare i ricordi: ogni profumo, ogni sensazione, ogni sapore. Gli sguardi della gente e il loro accento, il rumore che fa il mare e il colore del cielo. Quella volta che hai riso così forte che ti facevano male le mascelle. Quel tramonto che pareva non finire mai.

Per questo so per certo che ogni viaggio ti fa crescere e cambiare.

Per questo so per certo che viaggiare è il modo migliore per capire, aprirsi e migliorare.

Per questo viaggiare è la promessa che ho fatto alla mia bambinaperché possa capire fin da ora l’importanza di andare a conoscere il diverso.

viaggiare è una promessa

Rispondi