Non aprite quel quaderno
Parliamo di compiti a casa. Ho scoperto che i genitori, all’inizio del percorso scolastico, operano una scelta chiara e precisa: aiutare i propri figli nei compiti o lasciare che se la cavino da soli.
Ovviamente arrivo tardi, perché a me non l’ha detto nessuno che si poteva scegliere, eh. Davanti ai primi compiti a casa della Marmocchia semplicemente mi sono seduta accanto a lei. E ci sono rimasta fregata!
Scherzi a parte, posso dire che, anche consapevolmente, avrei deciso di partecipare alla sua vita scolastica (che rimane comunque la “sua” vita scolastica) anche in questo modo.
Detto questo, onore e gloria a chi invece ha deciso che i propri piccoli se la possono benissimo sbrigare da soli. Io la vedo così: i compiti a casa sono una delle cose che facciamo insieme (o che fa insieme al papà). E per ora va bene così.
Però, c’è un però.
C’è che quando arriva il venerdì, all’uscita da scuola, tu sai benissimo che il tuo week end è appeso a un filo. Quanti compiti avrà? Solo scritti? Anche orali? Matematica, italiano, scienze? La temutissima “paginetta da studiare”?
Allora, appena la vedi, salti baci e abbracci e vai subito al dunque. Inizi a soppesare la cartella (sì, noi la chiamiamo ancora cartella) provando a indovinare il tuo imminente destino. Se il peso è sospetto inizi a pregare che sia dovuto alla presenza di un libro e non di sei quaderni diversi. Allora a casa non ci arrivi nemmeno perché l’ansia ti costringe ad aprire la cartella in mezzo alla strada, valutare il danno e organizzare immediatamente un piano per salvare il tuo già agonizzante week end.
Il momento dell’apertura del quadernino degli avvisi, poi, è il più tremendo. E quando ci leggi “studiare la scheda sul quaderno” tu lo sai già che quello non sarà affatto un bel week end.
Che poi, fare i compiti può mettere a dura prova la pazienza di un genitore in una maniera che solo chi ha provato può capire. Io tutte le volte mi sento tanto Troisi quando cerca di spiegare a Leonardo il gioco della scopa in “Non ci resta che piangere”. Ve lo ricordate?
Marmocchia ripetiamo i cinque sensi.
Occhi- vista
Bene
Naso-olTatto
Olfatto, Marmocchia, si dice olfatto.
Orecchie… orecchie… gusto!
Ah sì? Allora la prossima volta che prendiamo il gelato voglio vedere come lo mangi con l’orecchio!
Niente, a me la pazienza manca di nascita e i compiti a casa mi mettono a dura prova. Allora faccio e dico cose di cui mi pento tre secondi dopo. Guardo continuamente l’orologio, conto le pagine che ci mancano, picchietto con le dita sulla tavola.
Insomma, ci devo ancora lavorare. Devo trovare un giusto compromesso tra farle solo compagnia quando se la può cavare da sola e aiutarla quando invece ne ha proprio bisogno. E stabilire che siamo rovinate solo quando davvero ne vale la pena. E questa settimana mi sa che ne vale la pena!
Buon lunedì a tutti voi!
Fantastico!…
Col primo figlio son rimasta fregata. Io amante della scuola e dei compiti non vedevo l’ora di poterlo seguire e aiutare. Siamo entrati in un circolo vizioso tremendo, dove non si faceva altro che litigare e dove lui pretendeva il mio aiuto a tutti i costi. In terza elementare ho deciso di dare un taglio netto a questa cosa. Dopo momenti criticissimi, annaspamenti vari, ha imparato ad arrangiarsi, con risultati meno brillanti, ma sufficienti. Il nostro rapporto è migliorato.
Col secondo ho preso le distanze. Ti aiuto se non capisci, altrimenti ti arrangi. Si, proprio così. Patti chiari…..
Secondo me hai ragione, il ragionamento è più che giusto. La cosa un po’ complicata è quando lei, che ha appena imparato a leggere, torna a casa con la paginetta da studiare. Io, sinceramente, di farla arrangiare da sola non me la sento. 🙂
Ma auguri davvero povere noi!