#leggiAMOlo: Se mi lascia non vale
Siamo tutti stati lasciati. O quasi. Ecco perché, per fare un esempio, io no. Non nel modo convenzionale, almeno. Nella mia vita ci sono stati “frequentatori” che si dileguavano al primo utilizzo improprio di vocaboli quali “il mio ragazzo”, “stiamo insieme” e “mesiversario“. L’orrore. Salvo poi rifarsi vivi proprio nel momento in cui il grande amore della mia vita, o almeno uno dei, si era appena presentato alla mia porta. Il tempismo. E la sindrome del “dovevo perderti per capire quanto valevi“. Mavalà, dai.
C’è stata una fine consensuale che mi ha fatto due regali: il ricordo meraviglioso del mio amore grande dell’adolescenza e l’amico migliore che si possa desiderare per tutto il resto della vita.
Ci sono stata io che lasciavo senza essere capace di farlo. “Ti amo!” – “Grazie. Però allora ti devo lasciare!“
Che poi, chi è che davvero lascerebbe un poveretto nell’esatto momento in cui ti ha aperto il suo cuore? Cioè, incapace proprio! Solo che, per come sono fatta, una volta capito che non avrei potuto rispondere mai a quel “ti amo” con un “anch’io“, o anche almeno con un “idem“, prima di essere tragicamente accoppata da un Willie Lopez qualunque (solo per intenditori), non mi andava di ingannare oltremodo quella persona. Ecco, avrei potuto almeno fargli finire il cocktail, quello sì.
E poi c’è stato un tentativo di lasciarmi. O almeno una richiesta precisa da parte mia di farlo.
Era l’estate del mio primo anno di università e lo conobbi al mare. Lui era bello, di una bellezza che con me faceva proprio a pugni, ve lo devo dire. Io italiana al primo anno di lingue e letterature straniere. Lui tedesco con un patrigno italiano acquisito da poco. Decidemmo che mettersi insieme era un ottimo modo per esercitare reciprocamente le lingue. In più di senso (e scusate la bassezza).
Fu un amore intenso e travolgente, di quelli che non mangi e che non dormi, che vivi d’aria e ammorbi le amiche raccontando millemila volte quell’attimo prima del vostro primo bacio, al rallenty e da più angolazioni. Una noia mortale.
Finì l’estate e tornammo ognuno a casa nostra con la promessa di rimanere insieme e vederci quanto prima. La lontananza mi struggeva perciò decisi che il “quanto prima” sarebbe stato il “prima di subito”, dissi ai miei “ciao, vado a fare la ragazza alla pari in Germania“, sorvolai sui loro anatemi e diedi fondo ai miei risparmi per volare a Francoforte. Lui mi aspettava all’aeroporto, alto, bello e innamorato più di quanto ricordassi. “Vieni, andiamo a casa mia, voglio farti conoscere una persona speciale“. Nel tragitto iniziai immediatamente una lista di pro e contro del mio inevitabile, quanto imminente, trasferimento in Cruccolandia con il mio amore grande.
Mi chiedevo chi dovesse presentarmi di così speciale, tanto più che lo vedevo sinceramente emozionato. Avevo conosciuto i suoi quell’estate ma sapevo che aveva un fratellastro ritrovato da poco e una sorella a cui teneva moltissimo. Doveva essere certo uno dei due.
“Ecco, vieni” mi disse varcando la porta di casa “Lei è Maia. La mia fidanzata“.
Sì, lo so. Prendetevi pure il tempo che vi serve, amici miei, per immaginare la scena, ridere senza posa pensando alla mia faccia, rivalutare le vostre sfighe amorose alla luce delle mie o abbandonare per sempre questo blog.
“Ma come la tua fidanzata? Ma che sei scemo? E mi fai venire fin qui per dirmelo?“
Lui mi guardava e, sinceramente, non capiva. Lei mi guardava e, sinceramente, non capiva.
“E allora adesso mi lasci!” dissi io furente.
“No che non ti lascio, perché dovrei?”
“Perché hai già una fidanzata!”
“Per me non è un problema, se lo è per te, lasciami tu!”
“E no bello mio, ora ti prendi le tue responsabilità e mi lasci. Qui e ora!”
Finì che invece lasciò lei, lì su due piedi. Roba che secondo me si stanno ancora entrambi chiedendo il perché.
Non mi lasciò quel giorno no, ma in un certo senso continuò a farlo per l’anno e mezzo seguente. Che fu un anno e mezzo bellissimo e bruttissimo, passionale e deprimente, difficile e intenso. Finché alla fine, stremata, a lasciarlo fui io.
Ma se in quel giorno di metà settembre, davanti alla sua fidanzata e al “triangolo no, non lo avevo considerato” avessi avuto il libro di Valentina Stella tra le mie mani, ecco forse avrei capito subito che mi trovavo davanti a un lasciatore della peggior specie.
Mi sarei fatta una doccia, sarei andata a ubriacarmi con le amiche e mi sarei risparmiata un anno e mezzo di pene d’amore.
Ho scelto di presentarvi così Se mi lascia non vale di Valentina Stella perché credo che l’intento del suo libro sia proprio quello di rivalutare sotto una nuova luce le nostre piccole e grandi sofferenze d’amore.
Ho amato questo libro fin dalle prime pagine. Ho riso tanto, ho ricordato parti della mia vita che credevo avere rimosso, mi sono ritrovata spessissimo nelle sue affermazioni e ho scoperto che è vero, non sono mai stata “ufficialmente” lasciata ma ho conosciuto ognuno dei lasciatori di cui parla Valentina. Esistono davvero e so che anche le vostre vite ne sono state attraversate.
In questo libro troverete conforto
sotto forma di una spalla su cui piangere
e un’amica con cui ridere.
In effetti, se siete appena state lasciate,
il libro di Valentina è tutto ciò che vi serve!
Se mi lascia non vale – guida ai lasciatori: riconoscerli, farsi una doccia è un libro di Valentina Stella, con le illustrazioni di Ilaria Urbinati, edito da Zendegù, e lo potete trovare in formato ebook qui e nei principali store online.
E ora andiamo a leggere cosa ne pensano Giovanna e Simona del libro di Valentina e, se anche voi lo avete letto, vi invitiamo a unirvi a noi per raccontarci le vostre opinioni.
Il nostro prossimo #leggiAMOlo è Se la vita che salvi è la tua di Fabio Geda.
Partecipate, amici, partecipate!
Vale, grazie! E la tua esperienza (come quella di Giò) è da guinness!!! 😀
Baci!
Ah ah ma davvero eh! Baci
[…] un libro. Non è la prima amica che scrive un libro e non è nemmeno il primo libro di Valentina (del primo ve ne ho parlato qui). Eppure, durante la lettura del suo romanzo, Il resto è ossigeno, sono rimasta costantemente in […]