Il nuovo romanzo di Susanna Tamaro: #saltabart

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Il piccolo Bart, al secolo Bartolomeo Leonardo Atari Commodore (in onore, nell’ordine, di un trisavolo, del grande Da Vinci e… del primo computer entrato nelle case di tutti) ha dieci anni e una vita che si consuma tra le quattro mura di una casa inquietante, in cui la domotica ha totalmente azzerato il senso di famiglia e di casa.

Amaranta, la madre, ha conosciuto il padre in chat, lo ha incontrato, trovato perfetto e, dopo aver svolto tutte le indagini genetiche del caso per essere sicura di poter “produrre” qualcosa di davvero eccellente, ha deciso di “mettere in piedi il suo progetto genitoriale”.

Se, a questo punto, sentite uno spiffero gelido sul collo tranquilli, non avete lasciato le finestre aperte. Ma andiamo avanti.

Amaranta è una mamma che non vuole essere chiamata mamma: “Di mamme ce ne sono a migliaia, milioni, miliardi al mondo. Io per te sarò sempre e solo Amaranta”

E Amaranta è una mamma che vive il rapporto con il figlio a distanza, attraverso lo schermo fisso di casa e quello dello watchphone di cui lo ha dotato per rimanere in contatto anche fuori casa (ma diciamo pure per “sorvegliarlo” anche quando è fuori dalle diaboliche pareti domestiche).

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È a quello schermo che Bart ogni giorno schiocca un bacio. Come fosse la guancia della mamma…

L’unico compagno per Bart è Kapok, l’orsacchiotto al quale si stringe ogni notte alla ricerca di quel calore che tanto gli manca. Ma Amaranta, ossessionata dal fatto che il figlio possa “perdere tempo” glielo sottrae bruscamente.

“Fino ad allora Bart non si era accorto di possedere un cuore, e soprattutto che, proprio in quel punto preciso, si potesse provare tanto dolore”.

Amaranta riempie la vita del figlio con corsi di lingue, musica, sport. Ostinatamente vuole che il figlio primeggi in queste discipline. Ma Bart scopre presto di aver bisogno di ben altro. Lo scopre nell’incontro con due personaggi piuttosto eccentrici: una gallina di nome Zoe e un vecchio saggio cinese di nome Tien Lu. Con loro si lancerà in un’avventura fantastica per salvare il Regno Eremita. Tra creature magiche e spaventose, Bart scoprirà in sé un coraggio e una forza che non sapeva di possedere e conoscerà il senso dei valori veri della vita, come l’amicizia, la lealtà, il perdono.

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Ho letto Salta, Bart tutto d’un fiato e, nonostante la seconda parte sia più puramente fantasy e un po’ lontana dai miei gusti letterari, ho apprezzato moltissimo il significato di fondo di questo nuovo romanzo della Tamaro, per quanto sia ovviamente un’estremizzazione della realtà in cui viviamo:

non dobbiamo mai dimenticare che, 

alla base del rapporto genitore figlio,

ci sono prima di tutto il calore umano, la presenza, l’attenzione.

Tutto ciò non potrà mai essere sostituito da nessun ultimo ritrovato della tecnologia! 

È bene ricordarselo di tanto in tanto.

Durante la lettura delle prime pagine del libro ero tutta un “Lo vedi che sei una brava mamma?” No perché a leggere di Amaranta davvero c’è da rassicurarsi.

“A sette mesi, Bart aveva già ricevuto il suo primo tablet. A un anno, grazie allo stereo inserito nel cuscino, aveva già ascoltato l’intera opera di Mozart.”

Non c’è dubbio, sei una brava mamma!

Poi a pagina 12…

“Fotografavano qualsiasi cosa insolita – un piatto esotico, un geco, qualche abitante locale in costume tipico –  e le inviavano tramite Facebook ai loro amici rimasti a casa, i quali, a loro volta, rispondevano: Wow! Che invidia!, aggiungendo qualche battuta spiritosa”.

Ahia! Ho iniziato a tremare. Da qui in poi la lettura di Salta, Bart è stata densa di riflessioni sul mio modo di vivere la tecnologia e di farla vivere, di conseguenza, a mia figlia. Non posso dire di essere stata promossa a pieni voti. I miei belli errori li ho fatti e li faccio ancora.

Però so anche di essere una mamma che abbraccia, che coccola, che sa dire ti amo e adora sentirselo dire, che non ha paura di tenere stretta a lungo la propria bambina. Una mamma che cerca di prenderla per mano e portarla fuori a conoscere il mondo, soprattutto.

Certo la tecnologia è una parte importante della mia vita. Se penso che fino a pochi anni fa non avevo nemmeno un profilo su Facebook! E ora sono online per la maggior parte della giornata. Spesso mi sento sgridare (o mi riprendo da sola) per avere sempre la faccia su quel benedetto smartphone.

Darsi la giusta misura, ecco, questa è forse la cosa più complicata.

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Ho incontrato l’autrice, Susanna Tamaro, in occasione del Mammacheblog Creativo lo scorso 29 novembre. Un incontro che mi ha riempita di meraviglia.

Abbiamo parlato di come far sì che i bambini vivano immersi nella bellezza, sappiano riconoscerla e cercarla.

La natura, i libri, la fantasia, la scoperta e l’osservazione attenta della vita, il calore, il contatto, la presenza, l’attenzione, la poesia, la meraviglia, l’incanto. L’elenco sarebbe ancora lungo, un passo per volta possiamo arrivarci, ma per farlo occorre una cosa, su tutte: essere presenti a noi stessi ed essere presenti per i nostri bambini. Sempre.

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Mi piacerebbe sapere qual è il vostro punto di vista sul tema, indipendentemente dal fatto che abbiate letto o meno il nuovo romanzo della Tamaro (che io sinceramente vi consiglio), o che l’autrice vi piaccia o meno. Io personalmente la amo molto, come persona e come scrittrice.

Sarebbe bello confrontarsi sull’argomento per capire se stiamo davvero facendo il meglio per i nostri bambini e in cosa possiamo e dobbiamo ancora migliorare.

Salta, Bart è un libro di Susanna Tamaro rivolto ai bambini dai 10 anni ma, secondo me, perfetto per tutti i genitori di oggi e tutti quegli adulti che si interrogano sul senso della tecnologia nelle nostre vite.

Post realizzato in collaborazione con Giunti.

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