Dal maestro unico alla maestra sola: benvenuti alla scuola primaria
*** il disegno qui sopra, la scuola che vorrei, è di Made By Us, che potete seguire e amare sulla sua pagina Facebook.
Lei ha iniziato la scuola primaria. Sentite come ho imparato a dirlo bene: “primaria”. Certo poi nove volte su dieci le chiamo elementari ma che volete farci, io dagli anni 70, l’ho sempre detto, non mi ci sono mai ripresa.
E, dicevo, lei ha iniziato la scuola primaria, fa esperienze immense e io posso solo intuire, appellandomi a quel poco di ricordi che mi rimane della mia infanzia, l’emozione grande che sta vivendo.
Un’emozione fatta di cose semplici e incredibilmente importanti.
Maestra, G. mi può accompagnare in bagno?
Ah, le amiche di bagno. Esiste qualcosa di più meraviglioso? No dico, io la mia compagna di bagno alle elementari ancora me la ricordo.
E le maestre poi. “Le”… vabbé diciamo pure “La”. No perché dopo averci illuso con uno staff stratosferico che manco sulle navi da crociera, con personale altamente specializzato e numericamente strabiliante, è finita che è rimasta una sola maestra. Anzi, una maestra sola. Una. Sola.
Poi se n’è aggiunta un’altra. Forse. Che non si sa mica se rimane.
Bella la scuola italiana oggi. Hanno cambiato tutto rispetto ai nostri tempi. Via il maestro unico, roba obsoleta, superata. Introduciamo paroloni macchiavellici tipo “modulo“, che fanno tanto moderno. E quando qualcosa non va è colpa del provveditorato. Un ente che, come dice il nome, dovrebbe provvedere. E invece latita, fa mosse strane.
E finisce che facciamo il modulo col maestro unico anzi, con la maestra sola. Che i bimbi stanno a scuola full time ma studiano part time. Che la maestra di religione, all’occorrenza, insegnerà trigonometria (che tanto con la trinità siamo lì, no?) e quella di matematica s’improvviserà pure in inglese (che due parole d’inglese le sappiamo un po’ tutti, dài).
Un piede nel presente e uno nel passato.
E dispiace. Dispiace perché tu l’avevi immaginata un po’ diversa questa scuola primaria. Speravi di poter tornare da tutte quelle mamme che da anni ti fanno terrorismo psicologico con “Ah, vedrai quando tua figlia andrà alla primaria” e dire “Ah! Avevate torto marcio!” E invece…
Il provveditorato quest’anno non manda insegnanti, ci hanno detto, disperate, le poche maestre rimaste.
Ah no? E cosa pensa di mandare? Fruttaroli? Trapezisti? Impiegati di banca? No perché il provveditorato dovrebbe provvedere proprio a questo genere di questioni.
Mancano gli insegnanti. E come si fa? Ma niente, dice che i bambini faranno il modulo. Chi? Ma sì, il modulo. La mattina fanno le materie di studio e il pomeriggio stanno in classe. A far che? No, niente…
Mamma oggi c’era ancora la maestra di religione, però non abbiamo fatto religione.
Oh bene, amore, perché al quarto giorno consecutivo mi pareva un po’ tanto, eh. E cos’avete fatto?
Abbiamo scritto “religione” sul quaderno di religione.
Ah!
Che in qualche modo ste ore in più le dovranno pur riempire, no?
Non è così che dovrebbe andare. E anche se vuoi dare completa fiducia alle poche maestre rimaste che, con tutto rispetto, si stanno a fare il mazzo pure per gli assenti, rimane l’amarezza di una classe di 25 bambini, casi disperati compresi, con una sola insegnante. Anzi, un’insegnante sola. Due, a dire il vero. Forse.
Poi però guardi i bambini e sono così sereni, così sinceramente entusiasti, così estranei a quello che accade, che un po’ ci vuoi credere. Che alla fine funzionerà.
E ascolti le insegnanti, così appassionate, così presenti, così volenterose.
La prima è una classe difficile, sfiancante, ma è anche quella che ci dà più soddisfazioni, ha detto una maestra. Quando i bambini iniziano a leggere noi abbiamo la fortuna di essere lì, e assistere a questo piccolo miracolo. Aveva gli occhi lucidi. Non vi dico io.
Allora io un po’ ci crederò. Combatterò nel mio piccolo per quello che non va, farò sentire anche la mia voce, anche se forse non servirà a molto. Ma lo farò lo stesso, perché a stare con le mani in mano non si fa mica la rivoluzione.
Però, mettiamolo bene in chiaro, io non credo in un governo che non dà la priorità all’istruzione.
Così non si costruisce, non si ripara, non si riparte. Si mettono le pezze soltanto.
Noi ce la mettiamo tutta dal basso, ma dall’alto le cose devono cambiare. Possibilmente qui e ora.
noi cominciamo l’anno prossimo. Sono terrorizzata.
Lo so! Però ci sono anche cose meravigliose che poi vi racconto eh! (Adesso son ancora un pelino preoccupata per la situazione ma le cose belle ci sono eccome!)
lo so, ma la sensazione che ho è che dipendano dalle singole persone, mentre la scuola dovrebbe essere uguale per tutti. E’ questo che mi manda in bestia.
Hai ragione, la scuola dovrebbe essere uguale per tutti. Poi però sono le persone a fare la differenza, dalle maestre ai genitori, dal preside ai rappresentanti di classe e d’istituto. È dura, ci sono mille cose che non vanno, e “dall’alto” poca consapevolezza di cosa accade realmente, secondo me. Poi ti ci trovi dentro tu in prima persona e spaventa da matti sentirsi così… Soli, ecco. Anzi, abbandonati. Però se le persone che ti stanno accanto (le maestre prima di tutto) sanno il fatto loro, se i genitori s’impegnano per farsi sentire e rispettare dal provveditorato, secondo me alla fine qualcosa deve cambiare. Fa paura a fa amarezza. Però bisogna combattere!
concordo pienamente 🙂