#leggiAMOlo: Quattro etti d’amore, grazie
Per la nostra rubrica #leggiAMOlo, in collaborazione con Giovanna e la libreria BookBank Libri d’altri tempi di Piacenza, oggi vi parlo di Quattro etti d’amore, grazie di Chiara Gamberale.
Questo è il mio secondo libro della Gamberale e devo dire che se ho molto apprezzato Per dieci minuti (sul quale trovate i miei pensieri qui) di questo nuovo romanzo mi sono proprio innamorata. Succede qualcosa con certi libri, che sanno forse toccare certe corde intime, e ti prendono all’amo senza che tu possa farci niente. A me è successo così.
Erica è mamma e moglie. Una vita tranquilla. O “sottovuoto”, come la definirebbe lei in questo momento.
Tea Fidelibus è la star di Testa o cuore, una serie televisiva di grande successo. Una vita di alti e bassi, con problemi del passato non ancora risolti che le creano forti squilibri ancora oggi.
Erica e Tea s’incontrano continuamente al supermercato dove, sbirciando nei rispettivi carrelli, vengono attratte l’una dalla vita dell’altra. Senza scambiarsi una sola parola, spesa dopo spesa, idealizzano reciprocamente la vita dell’altra, e il sentimento d’insoddisfazione per la propria esistenza si fa soffocante.
Per Erica, Tea e la star della tv con una vita da sogno.
Per Tea, Erica è la casalinga perfetta, mamma e moglie impeccabile, la classica Signora Cunningham (dalla famosa serie tv Happy Days, quella con Fonzie, per capirci).
Erica e Tea si trovano entrambe in quel momento della vita in cui tiriamo un po’ le somme, ma i conti non tornano e le vite degli altri sembrano avere tutto quello che alla nostra manca.
Ogni capitolo inizia con una lista della spesa attraverso la quale, poco a poco, scopriamo di più sulle due protagoniste.
Dalla lista della spesa di Erica:
1 cestino di fragole
2 pompelmi
1 confezione di fiori di zucca
1 chilo di trofie di farro biologiche
mezzo litro di olio d’oliva di coltivazione biologica
Dalla lista della spesa di Tea:
2 pizze margherita surgelate
3 lattine di Heineken
1 bottiglia di acqua naturale
2 confezioni di yogurt Vitasnella (prugne e crusca, vaniglia).
Questo libro parla del quotidiano di due donne apparentemente molto diverse l’una dall’altra. La riflessione, poco a poco, si fa ampia e diventa un’analisi della vita nelle sue molteplici sfumature. E fa pensare.
Fa pensare a come il passato influenzi il presente. Come le conseguenze delle nostre scelte possano ricadere impietose su di noi. Come il quotidiano possa schiacciarci e le vite degli altri sembrare più attraenti della nostra (una convinzione senza fondamento, dovuta alla percezione che ne abbiamo noi, spesso distorta rispetto alla realtà).
L’insoddisfazione corrode lentamente le certezze sulle quali abbiamo basato le nostre scelte di vita. E allora si fa strada in noi la voglia di fuggire, di fare tutto diversamente, di poter vestire i panni di qualcun altro, almeno per un po’. Magari proprio quel qualcuno che abbiamo idealizzato semplicemente osservando il suo carrello della spesa.
(Erica): “Non so come dire. Forse la verità è che io non sono più solo Erica, da quel ventisette aprile del duemiladue, ecco. Sono Erica e Viola. E dal ventidue novembre del duemilanove sono Erica e Viola e Gu. Le cose che penso le penso con tre teste. Le cose che sento le sento con tre cuori. Però sottovuoto sono da sola.”
(Tea): “Sulla spiaggia non c’è nessuno, nemmeno una scimmietta, nemmeno la luna. E, chissà perché, vorrei solo abbracciare la signora Cunningham. Adesso. Qui. Vorrei che passasse su questa spiaggia buia, col suo carrello pieno. Ce l’hai lì dentro, no? le chiederei, mentre le gambe non mi reggono più, e cado in ginocchio, sulla sabbia. Mezzo chilo d’amore da darmi. Ce l’hai? Anzi no, facciamo quattro etti. Mi bastano. E a tutto l’amore che hai tu non tolgono niente. No? Su, ti prego. Dalli a me. Ti prego. Dammeli. Oggi. Ora. Quattro etti d’amore, grazie”.
Ho sentito entrambe le protagoniste molto vicine, anche se entrambe con esistenze diverse dalla mia. Ho sentito la loro insoddisfazione e sono riuscita a capirla. Mi sono sentita spaesata, frastornata e “sottovuoto” con loro. Ho sentito il bisogno di essere amata di più. Di amarmi di più. E il desiderio di essere soddisfatta, una volta tanto, di quello che ho costruito fin qui.
Quattro etti d’amore, grazie è stato anche il mio primo flipback, i nuovi libri mignon della Mondadori che circolano da un po’ nelle librerie. Avete mai provato? Cosa ne pensate?
Io ho scoperto un formato estremamente comodo per chi, come me, non esce di casa senza un libro e legge nelle situazioni più improbabili. I flipback si leggono in verticale, dall’alto verso il basso. Stanno in una sola mano, l’indice e il pollice che tengono aperte le pagine, in una posa molto da curato di campagna, ma secondo me molto comoda.
Ecco poi avevo visto un video in cui mostrava come sfogliarli con una mano sola ma no, non ne sono stata capace. Rimane il fatto che le dimensioni e il peso sono un gran bel vantaggio anche se forse avrei fatto qualcosa di più (o meglio, di meno) per il prezzo. Tutto sommato per ora promuovo e aspetto nuovi titoli. Certo non sono pronta a scegliere questo come formato esclusivo per le mie letture, ma pregusto i miei prossimi viaggi senza dover barattare un paio di stivali per almeno due romanzi.
Il nostro prossimo #leggiAMOlo è Volevo solo averti accanto di Ronald Balson. Unitevi a noi!
E ora tutti a leggere la recensione di Giovanna.
[…] ora corro a leggere la recensione di Valeria, […]