L’amicizia a quell’età

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L’amicizia a quell’età, la sua età,

è fatta di mani che si trovano nei momenti più difficili

e sanno darsi tutto anche senza dirsi niente.

L’amicizia a quell’età è perdersi in un abbraccio totalmente privo d’imbarazzo,

dirsi le cose esattamente come stanno,

saltare insieme, ridendo come matti per una sciocchezza,

discutere e fare pace nell’arco di un secondo.

E non volersi lasciare mai…

  • All’uscita da scuola:

La Marmocchia può venire a fare la merenda a casa mia? E poi può fermarsi a giocare? E poi può rimanere anche a mangiare e dormire? E poi…

Ahem… amica della Marmocchia, ma siete state insieme tutto il giorno!

Embé?

G. è la sua amichetta del cuore fin dal primo giorno di materna. Un’amicizia fatta di abbracci grandi e tante risate. E di litigi anche, in cui la massima offesa è il non t’invito alla mia festa di compleanno, che nella scala marmocchia di affronti ricopre di certo il gradino più alto. Ed è fatta di un tempo che non puoi certo misurare con un banale orologio, e di chiacchiere senza sosta, di canzoni urlate, corse sfrenate, giochi di fantasia e confidenze grandi.

Ti prego mamma! dice lei, con gli occhioni da cerbiatto.

Sì, ti prego mamma della Marmocchia! fa l’amichetta con le mani giunte al petto.

Ti plegoooo! si aggiunge la sorellina, un po’ anche solo per solidarietà.

Niente, mica ci si può mettere contro sei occhioni che ti guardano imploranti, eh.

  • A una festa di compleanno:

Si aprono le porte. Lei e un suo compagno di classe di vedono, si corrono incontro, si abbracciano come solo chi è stato insieme in trincea può fare, e prendono a saltellare come due molle.

Finalmente Marmocchia! fa lui.

Ma finalmente davvero! risponde lei.

Si erano lasciati davanti scuola 24 ore prima.

  • Un pomeriggio tra amici:

Mamma, mi spiace così tanto che M. non sia in classe con me.

Eh lo so amore, spiace molto anche a me.

M., il suo compagno della materna, ora capitato in un’altra sezione alla primaria, che qualche domenica fa, in un pomeriggio insieme, ha visto la Marmocchia impigliata con il nastro di un palloncino e si è subito prodigato per aiutarla.

Tranquilla Marmocchia, ci penso io! ha detto lui, fiero e baldanzoso.

Aspetta tira di qui, no di là, prima bisogna sciogliere questo nodo, ecco… no, non così.

Li abbiamo ritrovati mezzora dopo, imbalsamati stile involtino primavera.

  • Al parchetto:

Marmocchia! Marmocchiaaa! Urla un bimbetto mai visto prima, mentre attraversa di corsa l’intero parco, schivando bambini in pattini, monopattini, cicli e motocicli.

Ciao Marmocchia! dice, tutto ansimante.

Ciao G.! risponde lei.

Veramente mi chiamo R.!

Vabbé e io che ho detto, e vola via leggera.

Lui la segue mesto mesto.

Eh caro R., lo so. Ma tu non scoraggiarti Perché poi lei il tuo nome lo imparerà, anche se a volte, magari, fingerà di averlo dimenticato. E ti dirò di più. Se le piacerai davvero ricorderà la tua data di nascita e il tuo colore preferito. Saprà come ti piace il gelato e il supereroe a cui vorresti assomigliare. E se poi sarai fortunato, ma fortunato veramente,  lei saprà capirti. Capirti, bé, diciamo interpretarti. Che poi, a dire il vero, non lo so mica se sarà una buona cosa per te!

  • Al rientro da scuola:

Mamma, oggi ho giocato con R.

(R.! R.? R. quello che fa bungee jumping dagli armadietti di scuola, dice le parolacce, risponde alla maestra e svuota le cartelle dei compagni per dispetto? R. il teppistello di cui tutte noi mamme siamo preoccupate, che ci fa perdere ore di sonno la notte e ore di vita di giorno?)

Con R. eh, amore di mamma… pensa un po’, proprio con lui…

Perché, non posso?

No, no figurati Marmocchia, sia mai. Lungi da me dire con chi puoi o non puoi giocare eh, và và tranquilla…. Ninnatore! Ninnatoooreee! Com’era il numero di quel collegio femminile in Svizzera?

Ah mamma, volevo dirti che alla mia festa di compleanno lo voglio invitare sicuramente.

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Ninnatooooreeee, lascia perdere il collegio, meglio la scuola militare!

L’amicizia a quell’età, la sua età

non conosce ostacoli né diversità.

E bisognerebbe proprio reimpararla eh,

memorizzando i principi basilari che crescendo abbiamo perso.

Per ora tocca stare a guardare 

e provare a riscoprire il mondo, e i rapporti con gli altri,

attraverso i loro occhi.

Che è difficile, difficilissimo.

Ma è anche un gran bel privilegio.

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