Vita col marmocchio: domande, perplessità, amenità.

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Lei cresce e io rimango indietro. Poi mi adeguo, ma lei è di nuovo un pezzo avanti. Forse non la raggiungerò mai. E invece poi, quando meno me lo aspetto, è di nuovo la mia bambina. E io, però, me ne ero scordata.

Mamma, ma Carlozzo respira? chiede lei cullando il suo bambolotto preferito.

Certo che no, amore, è fatto di plastica e stoffa! butto lì distrattamente, mentre spiccio casa.

Hiiiiii! fa lei pallida in volto. L’idea è che abbia smesso di respirare per solidarietà.

Aspetta, rifaccio. Amore bello, non è che proprio Carlozzo non respiri, è che… respira in modo diverso dal nostro. Eh? 

Che dite, ci sta? Se non altro dopo questa precisazione ha ripreso a respirare. Anche se ha continuato a guardarmi di sghembo per ore.

***

“E Marlin rimase solo con Nemo, il suo unico figlio sopravvissuto…”

“Perché, la mamma non c’era?”

“Ehm, e no Marmocchia, la mamma non c’era più…”

“E dov’era andata?”

Qualche settimana fa, dopo le tante visioni del film Nemo, ho scoperto che lei non aveva minimamente afferrato la dipartita della mamma e delle decine di fratellini e sorelline di Nemo. E vaglielo a spiegare con delicatezza, eh!

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Ma l’ambito in cui normalmente tiro fuori il meglio di me sono i disegni. Anni di allenamento non mi hanno ancora insegnato che, quando lei mi mostra i suoi disegni, tirare a indovinare è una pessima, pessima idea.

Che meraviglia, Marmocchia! Scommetto che è un orso che mangia il miele, eh!

No. Siamo io e te che balliamo.

Ah!

Eh bè, c’ero quasi, no?

Guarda mamma, ti piace?

Uh amore, stupendo. Non mi dire cos’è, tanto l’ho capito benissimo. Questo alto è un albero che ha perso le foglie, qui vedo distintamente due foche monache che giocano a palla in riva al mare e infine questo è di certo un colibrì della Patagonia che vola felice nel cielo.

Mamma…

Eh?

Siete tu e papà al saggio dei remigini!

Non ho voluto appurare chi fossi io.

E non imparo mai, non c’è niente da fare, è più forte di me. So benissimo che, avendo istinto pari a zero nel decifrare i suoi disegni, dovrei semplicemente limitarmi a dire “bello” e chiederle “cos’è?“, senza tirare a indovinare.

È solo che sarebbe bello azzeccarci almeno per una volta, no?

Così qualche giorno fa, davanti all’ennesimo disegno da interpretare, lei mi ha fermata in tempo e mi ha detto: aspetta mamma, questo è difficile, te lo dico io cos’è!

E forse lo diceva più per me che per lei. Non lo farò più, l’ho promesso. Però… a voi… questo qui sotto… non sembra paro paro un pulcino col parrucchino di Pippo Baudo?

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2 comments to Vita col marmocchio: domande, perplessità, amenità.

  • (Ancora) conversazioni marmocchie  says:

    […] deluderla. Non vi spiego le risposte che vengono fuori. Che poi mica mio padre è il solo ad aver difficoltà con le domande marmocchie. D’altra parte da qualcuno avrò pur preso, no? È così, si sa, è una legge praticamente […]

  • […] il disegno, ad esempio. Fino a poco tempo fa, come vi dicevo, ero del tutto convinta che lei, bella di mamma, avesse ereditato le mie capacità artistiche, […]

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