No coins

Cattura

Odio i pregiudizi. Odio scoprire di averne, e averne tanti.

Non amo generalizzare e tantomeno mi piace quando si fa di un genere un’unica categoria della quale, possibilmente, diffidare.

 

Parcheggio antistante la metro. Lui è alto e muscoloso. Nero, come la pece. Indossa una maglietta sportiva, pantaloni e scarpe da lavoro. Sta fermo all’angolo, ciondola sulle gambe. Forse aspetta qualcuno.

“Do you speak english?” Mi chiede a bruciapelo non appena lo sorpasso.

(Non si dà retta agli sconosciuti, soprattutto “questo tipo” di sconosciuti).

Certo, lo parlo.

Vengo da Lampedusa, sono sbarcato con mia moglie. “She was pregnant”. Tutto bene, però, pochi giorni fa ha partorito qui a Milano.

(Sai già dove andrà a parare, avanti, allontanati velocemente, sei ancora in tempo se lo vuoi).

Vai avanti, ti seguo.

Non abbiamo il latte in polvere.

(Tua moglie  avrà quasi sicuramente due tette, però. Non lo dici. Non lo diresti a un’amica, non lo dirai a lui. Anzi, smetterai subito di fare un pensiero così demente. Che ne sa tu di lui, di loro? Nulla, perciò meglio tacere).

Vai avanti.

Mi fissa.

“I have no money!”

(Eccolo là!)

“You need money!” Dico, più per prendere tempo che per altro.

(Coraggio, scappa. Non hai un soldo nelle tasche del giubbino e sai bene che non si estrae il portafogli davanti a uno sconosciuto che ti chiede dei soldi).

Mi guarda. C’è qualcosa nei suoi occhi che non riesco a decifrare. Ansia? Turbamento? Paura?

Slego lentamente i cordoncini del mio zainetto. Estraggo il portafogli.

(A mamma verrebbe un infarto).

Compio gesti lenti. Lo guardo.

(Se ti tira un pugno e ti ruba la borsa te la sei proprio cercata).

Prendo il portafogli nella mano sinistra e con la destra afferro la cerniera dello scomparto per le monete. Tiro…

“No coins!” dice lui all’improvviso, con tono piuttosto brusco.

“Sorry?”

“No coins!” dice di nuovo, scuotendo la testa.

Ora capisco cos’è quello sguardo. 

(Ingrato, hai sentito? Ben ti sta! Ti prodighi per dargli una mano e quello ti chiede pure i pezzi grossi. Tutti uguali, che pensavi?)

Meglio una monetina che niente, dico afferrando due euro. Dovresti apprezzare chi ti dà una mano.

Afferra la moneta e mi viene vicino. Troppo, troppo vicino.

Partita persa, mi arrendo. Questa mattina non salverò il mondo.

Infilo svelta il portafogli nello zaino e prendo a camminare velocemente, mentre lui ancora parla. Non lo so cosa dice, sono troppo agitata.

Né la parola “thank”, né nessuno dei suoi derivati, però, mi pare siano contemplati

 

Sono tutti uguali dunque? Una categoria unica quella degli immigrati?

Credo ancora di no.

No, decisamente. Sono certa di no.

Avresti potuto essere bianco, giallo. Persino verde, a dire il vero. Avresti potuto essere un manager americano, un imbianchino palermitano, un dottore russo, un operaio slavo. La gentilezza mi sa che non ti è tanto di casa, eh? Il colore della pelle o il luogo da cui provieni, o ancora come ci sei arrivato nel nostro paese, poco importa.

Però vedi, amico mio, tu oggi avresti potuto fare un torto non solo a te stesso (con quella storia, dai, potevi spillarmi molto di più), ma alla categoria che rappresenti: extracomunitario, immigrato, senza un soldo. Tu forse non lo sai, ma una scena così, in altre mani, sarebbe finita con l’ennesima generalizzazione. Non lo farò. Perché so che tu sei tu e non la categoria in cui facilmente potrei infilarti.

Continuo a pensare sia pericoloso e terribile dividere gli esseri umani in categorie.

Continuo anche a pensare, però, che se ognuno di noi non si riabituerà presto alla gentilezza, all’importanza del ringraziare, dell’apprezzare, ecco, io credo che finiremo tutti in categorie.

Ma la maggior parte di noi si ritroverà in quella sbagliata!

 

4 comments to No coins

  • M di MS  says:

    A me la ragazza a cui stavo comprando un libro dei soliti ha chiesto perchè non le davo un ticket restaurant!!!

    • robedamamma  says:

      Ecco, Appunto.

  • debi  says:

    Anche a me e’ successa una cosa molto simile, eppure ogni volta ci ricasco. Mio marito mi sgrida, e sempre ci ricasco. Non voglio generalizzare, sono d’accordo con te, ci DEVE essere una persona diversa la’ fuori, che un giorno ci fara’ tirare un sospiro di sollievo e potro’ dire a mio marito: visto? Ma fin’ora… ! Spero la tua giornata sia migliorata dopo questo incontro…

    • robedamamma  says:

      Ma infatti secondo me bisogna continuare a provarci, Almeno finché non troviamo quello che ci accoppa, sia chiaro, eh! 🙂

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