Marmellata di prugne di Patrizia Fortunati
Ero poco più che una ragazzina quando la parrocchia del quartiere in cui abitavo decise di ospitare per un’estate alcune bambine provenienti da Chernobyl. Le chiamavano “vacanze terapeutiche”. Che poi la terapia vera per quei bambini (e mi fu chiaro solo anni dopo) non era tanto per il fisico, quanto forse per la mente e lo spirito. Il progetto venne ripetuto per diverse estati e so che per molte famiglie il legame con i bambini ospitati è durato nel tempo.
Per questo quando Patrizia, l’autrice di Marmellata di Prugne, mi ha presentato il suo libro, ne sono stata attratta immediatamente.
Siamo nel 2077 e Lyudmila, la protagonista di questo romanzo, ormai novantenne, inizia un viaggio nella memoria per raccontare la sua storia. Seduta su una vecchia sedia, davanti a lei una tazza di tè e una fetta di pane nero ricoperto di marmellata di prugne, la donna inizia a raccontare la sua vita, partendo dall’evento che l’ha cambiata per sempre: le sue prime vacanze terapeutiche in Italia.
Lyudmila è stata una bambina di Chernobyl. A otto anni è stata mandata nel nostro paese per la prima volta e affidata per l’estate a una famiglia italiana con la quale ha creato un legame durato poi per tutta la vita.
In Italia, ancora bambina, Lyudmila ha sperimentato l’abissale differenza tra il suo e il nostro paese. La piccola viveva infatti in una situazione di estrema povertà e carenza di cibo.
“Quando infilai quelle scarpette da ginnastica rosa, fu uno dei momenti più belli della mia vita. Avevo un paio di scarpe mie, solo mie. Erano della mia misura. Ed erano nuove.”
Ma non è solo questo. In Italia Lyudmila trova l’affetto, l’attenzione nei suoi confronti e quel senso di protezione che nella sua casa mancavano da sempre. In Italia Lyudmila si sente una bambina vera.
Quella di Lyudmila è stata una vita dura. Una vita che l’ha portata a sbagliare moltissimo, pur facendo sempre del suo meglio. Nel suo racconto la donna si analizza attraverso i diversi ruoli che ha avuto nella sua vita: figlia, madre, moglie. L’obiettivo di questa riflessione è capire.
“Durante tutta la mia vita, e soprattutto oggi che il tempo è diventato prezioso, ho continuato e continuo a cercare delle risposte, delle spiegazioni a tutto quello che mi è accaduto, che ho scelto e che ho subito. Forse è un modo per sentirmi finalmente un po’ padrona della vita. All’inizio ne avvertivo il bisogno, l’urgenza. Poi, credo, sia diventata un’abitudine e alla fine è stata una scelta. Una scelta per non accettare di sopravvivere. Una scelta per imparare a vivere. E ora che sono prossima alla fine, resta la sola cosa che conta. Capire.”
Il risultato è un racconto intenso e commovente, in cui realtà e finzione si mescolano dando vita ad una storia profondamente vera. Si sentono sofferenza e coraggio. E il rapporto tra Lyudmila e i suoi italiani si può quasi toccare, anzi assaggiare, perché quella marmellata di prugne, alla fine, ve la sentirete davvero sul palato!
Marmellata di prugne è un romanzo di Patrizia Fortunati (Ali&no editrice) ispirato alla storia di una bambina di Chernobyl ospitata dalla famiglia dell’autrice per diverse estati. Vi suggerisco questo articolo per conoscere meglio l’autrice e la storia che ha ispirato il suo libro.
A me è piaciuto molto e per questo ve lo consiglio.
Il mio commento non ha molto a che vedere con il libro – che comunque mi incuriosisce e leggerò di sicuro – ma con il tuo blog. L’ho scoperto da poco, come da poco ho scoperto che a novembre diventerò mamma, e devo dirti che lo trovo fantastico! Spero di riuscire ad affrontare la nuova avventura che mi aspetta con la tua energia!
Ciao Laura, che notizia meravigliosa! Anche la mia bimba è di novembre! Quello che posso dirti è che non c’è niente si più faticoso che fare la mamma. E, allo stesso tempo, nulla di più incredibilmente meraviglioso! Te la caverai alla grande. Un abbraccio e a presto