Perché scrivo. Ovvero, perché scrivo?

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Quando ho iniziato a frequentare il corso di scrittura ero troppo preoccupata a sprimacciare il mio sogno per chiedermi cosa sarebbe successo poi. Sapevo che la fase iniziale mi avrebbe vista alle prese con i miei enormi limiti, con i tanti difetti, con le lacune e le piccole e grandi ingenuità.

Sto imparando tantissimo. Mi esercito molto, faccio tutto quello che mi viene detto, accetto di buon grado le critiche e provo a ricostruire partendo proprio da queste. Il fatto, però, è che credo di aver dato per scontato che alla prima fase ne sarebbe seguita una seconda in cui i limiti sarebbero stati superati, i difetti corretti e le ingenuità eliminate.

Ecco, se posso essere sincera, ad oggi sto ancora catalogando limiti, difetti e ingenuità, senza alcun momento di gloriosa rivalsa all’orizzonte. Così qualche giorno fa, davanti all’ennesima riscrittura di un racconto, mi è iniziato a sorgere qualche dubbio.

Questa cosa dello riscrivere, ad esempio. Non so se lo sapete, ma può diventare piuttosto frustrante.

Otto stesure dello stesso racconto. Ché io alle prime mi divertivo pure. Fantasia e creatività libere di esprimersi allo stato puro. Poi è arrivata una terza e una quarta stesura, il confronto in classe e ancora un no, non ci siamo. Avanti con la quinta e la sesta, mentre iniziavo a chiedermi se quello che stavo scrivendo avrebbe mai avuto senso per qualcuno oltre me. Alla settima ero piuttosto certa di no. Con l’ottava avrei volentieri lasciato uscire un paio di personaggi dalle pagine per prenderli a sberle. Sul serio.

Di nuovo lettura in aula: c’è molto da lavorare, i dialoghi non vanno bene, manca l’ambientazione, spieghi troppo. Taglia, modifica, elimina. Riscrivi, in poche parole. Di nuovo. Questa la diagnosi. Il mio racconto sta in prognosi riservata da allora.

Ho passato un paio di pomeriggi ad osservare le parole sullo schermo e sulla carta, sperando che una o l’altra versione riprendesse un qualsiasi senso, almeno per me. Ogni tanto un dito sfiorava la tastiera, ma no, non sapeva su che tasto battere.

E poi un pensiero come un lampo mi ha attraversato la mente. E se semplicemente non superassi i miei limiti? Se non fossi capace di correggere gli errori e eliminare le ingenuità? Se alla fine di questo corso avessi assimilato perfettamente la teoria senza però riuscire a metterla in pratica? Se questo fosse il massimo che posso dare alla scrittura? Se questo fosse il massimo che la scrittura può dare a me?

Mi è preso il panico. E mentre iperventilavo ho provato a ricordarmi il perché. Perché voglio scrivere. Perché mi danno tanto per farlo. Per farlo bene.

Ne ho individuato uno su tutti. Un po’ sempliciotto, un tantino banale, ma estremamente sincero.

Perché voglio essere capace anch’io di incollare il lettore alla mia storia. Come capita a me ogni volta che azzecco un libro e non riesco a pensare ad altro durante la giornata se non a come andrà a finire.

Un po’ ambizioso, devo ammetterlo. Ma definire un sogno lo fa sembrare più vero. Non più facilmente raggiungibile, ma di certo più concreto.

Sto facendo il bocca a bocca al mio racconto e con tutta probabilità dovrò ripartire da zero. So già che nel momento in cui mi troverò davanti all’ennesimo foglio in bianco proverò l’istinto di scappare, di scegliermi un sogno meno incasinato, di lasciar perdere e smettere di tormentarmi in questa maniera.

Ma poi resterò. Come sempre. Se non altro per vedere come va a finire.

11 comments to Perché scrivo. Ovvero, perché scrivo?

  • 1 kg di costanza  says:

    Tu lo sai, vero, che io ti capisco moltissimo? Ma moltissimo forse è poco.

    • robedamamma  says:

      Lo so! E in effetti moltissimo mi pare riduttivo. Però possiamo farcela, eh. Forse. 0_o

  • Alessandra_Una famiglia expat in Canada  says:

    Tieni duro Vale!
    Non ho sogni tanto grandi, ma in questo periodo della mia vita mi piacerebbe davvero imparare a “scrivere bene” … anche per far bene quel che mi piace fare!
    In bocca al lupo per il tuo sogno! 🙂

    • robedamamma  says:

      Grazie Ale!! In bocca al lupo anche a te, qualunque sia il tuo sogno presente e a venire! Ti abbraccio forte!

  • debi  says:

    Secondo me tu gia’ scrivi benissimo! ogni volta che capito sul tuo blog, anche se solo per dare un’occhiatina veloce al “tema di oggi”, poi mi incollo e mi leggo la pagina intera. Addirittura riesci a farmi isolare dagli ultrasuoni emessi dai miei figli! …se questo non e’ talento… Non mollare!

    • robedamamma  says:

      Ah ah, fare da “insonorizzatore” mi piace proprio parecchio!! Ma quanti baci e abbracci devo mandarti?? A milioni!! <3

  • Luana D.M.  says:

    Tieni duro, anche se ti conosco pochissimo hai una forza straordinaria! Sei in gambissima, semmai ti mancasse un ulteriore fan ora ce l’hai; “tifo” per te, ti auguro il meglio e quindi anche di realizzar fra i tuoi sogni quello di scriver il tuo romanzo!!!

    • robedamamma  says:

      Grazie Luana, non sai quanto ne ho bisogno!! Un abbraccio immenso

  • Ska  says:

    Hei, che corso frequenti????
    A me piace come scrivi… 🙂

  • […] troverete anche me (evviva) e il mio racconto, Un bravo ometto, tra principi di esaurimento nervoso, ripensamenti cosmici e tanta, tanta voglia di […]

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