La sua prima copia autografata, ovvero: tutti pazzi per la Donaldson
Che qualcuno dia un Oscar al marito della Donaldson. Davvero.
Lo scorso week end abbiamo conosciuto Julia Donaldson l’autrice del Gruffalò, ovvero il primo libro che la Marmocchia ha davvero amato e quello che ha fatto scoprire alla sottoscritta che no, leggere ai bambini non è una gran rottura, ma può essere un modo meraviglioso di passare il tempo insieme, di conoscersi meglio e dirsi buonanotte.
Il Gruffalò non è stato solo il primo libro che abbiamo amato, ma è stato a lungo l’unico che lei volesse sentire prima di andare a dormire. Quando mi sono accorta di saperlo a memoria, per intero, un po’ mi sono pure preoccupata. Ma tanto non mi ritenevo mentalmente stabile nemmeno prima, perciò.
Detto questo, voi capirete come ci siamo presentate all’appuntamento con la Donaldson: con una sorta di devozione profonda ed emozionata. E ci aspettavamo un’autrice molto british, sapete no: sguardo superbo e un po’ accigliato per contratto, nemmeno una parola di italiano (l’italiano? che volgarità!) e un certo aplomb.
E invece…
E invece manco pe’ gniente! Questa ti si presenta vestita da topino giosioso e iniza a zompettare qui e là sul palco recitanto a memoria il Gruffalò. In italiano.
Ma non è tutto. Nei panni del Gruffalò niente di meno che suo marito che così, a prima vista, pareva appena tornato dall’October Fest e invece, pochi minuti dopo, stupiva tutti con una performance straordinaria.
Hanno ballato, recitato, cantato, suonato e coinvolto i bambini in maniera meravigliosa.
Che poi io, innamorata persa del marito-Gruffalò dopo tre battute, ho pensato che se uno decide di seguirti in un altro Paese per vestire i panni di un mostro tremendo con zanne affilate, terribili unghione e un bitorzolo verde sopra al nasone, bè secondo me ti ama un bel po’. No?
Insomma, un vero e proprio spettacolo.
Il momento serio alla fine è arrivato davvero. In coda per farci autografare una copia del libro, con la Marmocchia che si sbranava un muffin ai mirtilli e io che ripassavo in inglese il mio discorso di stima nei suoi confronti, il mio grazie sentito per avermi fatto amare la lettura ad alta voce per mia figlia e scoprire che esistono libri per bambini che fanno divertire davvero anche gli adulti e sono bellissimi da leggere. Tutto a memoria, per filo e per segno.
E poi la Marmocchia si stufava della coda e del muffin (e mi mollava sola con entrambi) fino a ricomparire sei secondi prima che arrivasse il nostro turno.
Niente, io alla Donaldson volevo proprio fare bella impressione. Sapete no, madre e figlia appassionate di lettura che intavolano un discorso in inglese con la loro autrice preferita (la Marmocchia avrebbe dovuto dire Hello, annuire con la testa per tutta la durata della conversazione e accomiatarsi con Bye Bye, che poi è quello che faccio io da tre estati a questa parte con lo spagnolo, il francese e il portoghese: finta di saperlo non capendo una mazza). Molto british pure noi, no.
E invece mi sono trovata con un muffin ai mirtilli spalmato in una mano, una Marmocchia intimidita e sfuggente dall’altra, a dire “E bè, grazie. Davvero. Ciao. Cioè Bye“. E un rigolo di sudore che m’imperlava la fronte.
No, forse Julia Donaldson non si ricorderà di noi, ma noi per sempre ci ricorderemo di questo incontro con lei.
E che venga dato un Oscar al marito della Donaldson, qui, ora!
Ma con questo post mi capiti proprio a fagiolo, come si suol dire! Io Gruffalò l’ho conosciuto quest’estate e stavo proprio pensando di recensirlo per torinobimbi questa settimana. Mi ero giusto detta che tu avevi incontrato l’autrice e che magari potevo mettere il link al tuo blog nel caso avessi scritto qualcosa … ed eccolo qui, il mio pensiero materializzato. Posso linkarti, come si suol dire?
E me lo chiedi?? Grazie Marta!! Un abbraccio