Se oggi lei mi chiedesse perché
Ieri mattina, mentre scorrevo le notizie online, mi balza all’occhio questo articolo di Massimo Gramellini e la foto che lo accompagna. Rimango interdetta. Ci metto un po’ a capire. Poi pian piano si fa strada un’idea. E se fosse? Ma no dai, come potrebbe.
No perché io non lo capisco come succede che nel luogo e nel momento in cui si discute un tema così importante, così delicato, le sedie restino inesorabilmente vuote. Non lo capisco e non lo posso immaginare quale improcrastinabile impegno fosse segnato sulle agende di questi signori che, almeno sulla carta, dovrebbero essere in prima linea nella lotta contro la violenza e la violazione dei diritti umani.
Non lo capisco, no. E nemmeno posso immaginare il perché. Eppure vorrei tanto saperlo.
Vorrei sapere come nasce una simile mancanza collettiva di coscienza e di rispetto verso i propri simili. Come si alimenta questo disinteresse, questo dis-amore per il proprio paese e per le persone che lo abitano.
Vorrei conoscere i motivi che animano questi nemici dell’umanità, che ricoprono cariche ambite, tengono in mano le armi del cambiamento, hanno l’opportunità reale di rendere il proprio paese un posto migliore e semplicemente decidono che no, oggi no. Magari un altro giorno sì, compatibilmente con gli impegni in agenda, sia chiaro.
Eppure ce l’avranno o ce l’avranno avuta una donna nella loro sterile vita. Alcuni avranno una compagna, altri una sorella, una moglie, un’amica, una collega, una zia. Tutti avranno avuto una mamma. Qualcuno tra loro, il peggiore sicuramente, magari avrà anche una figlia.
È a quella figlia che vorrei sentire spiegare il perché. Perché nel giorno in cui si parlava anche dei suoi di diritti, della sua sicurezza, del suo futuro, papà ha trovato di meglio da fare.
Se oggi mia figlia mi chiedesse il perché, io non lo saprei davvero che cosa rispondere.
Siamo alle solite sì, e forse qualcuno ha già smesso di indignarsi da un po’. Io no. La rivoluzione comincia dal quotidiano, dal piccolo gesto di ognuno di noi, qualunque sia la sua carica, il suo peso nella società.
Diciamolo ai nostri bambini, che ogni azione ha una sua conseguenza. Che ci sono impegni morali a cui non si può dire di no.
Diciamoglielo ora, perché poi magari sarà troppo tardi. Chissà cosa sarebbe successo ieri, in quell’aula deserta, se a qualcuno di questi signori glielo avessero spiegato da piccolo…
Che vergogna. E da mamma di figlia femmina tutto ciò mi spaventa.
Spaventa anche me, sì ma non dobbiamo arrenderci. Non dobbiamo mai smettere di chiedere che i nostri diritti e quelli dei nostri figli vengano rispettati. Lo so, non si dovrebbe chiedere. Dovrebbe essere piuttosto scontato. Ma poiché non lo è, noi facciamoci sentire! Ti abbraccio
Condivido ogni parola che tu hai scritto…
Non mi capacito di tanta insensibilità e menefreghismo di fronte ad un problema sociale così grave!!!
Insensibilità. Menefreghismo. Esatto, sono le parole che dobbiamo eliminare dal nostro e dal loro vocabolario! Un bacio, a presto
Una vergogna, e io da mamma di maschio mi sto impegnando fin d’ora a insegnare a mio figlio il rispetto, verso le donne, verso la vita e verso gli altri.
E io lo so. Lo so e ne conosco tante, per fortuna, di mamme che s’impegnano fin da subito per crescere bambini che saranno persone responsabili e degne di rispetto! Ti abbraccio forte