Il Parchetto Sotto Casa, ovvero: non aprite quel cancello
C’è che la primavera quest’anno si fa desiderare. E che dei pomeriggi in casa iniziamo ad essere davvero un po’ stufi. La Marmocchia si annoia, soffre gli spazi chiusi, reclama il suo diritto di giocare all’aria aperta.
E allora, in una giornata di tempo splendido più unica che rara ultimamente, vengo colta da un sentimento di comunione con il Parchetto Sotto Casa (ahia), quello con dieci centimetri quadrati d’erba e una fila di alberi smilzi che non farebbero ombra manco all’uomo invisibile.
Vengo colta dal richiamo gioioso dei bimbi che sembrano divertirsi come matti e dei loro genitori che conversano amabilmente. E allora cosa faccio? Ma ti propongo alla Marmocchia (di mia spontanea volontà e senza aver precedentemente fatto uso di alcolici) di fermarci a giocare.
Ora, dovete saper che odio il Parchetto Sotto Casa come poche cose al mondo. Che in confronto presentarsi ad un appuntamento galante con un gambo di prezzemolo intero tra i denti è una passeggiata di salute. E va bè.
Varchiamo il cancello d’ingresso con i migliori propositi, dettati da questo (ingannevole, perché diciamocelo, è sempre ingannevole) senso di comunione fraterna con nani e relativi genitori.
Ed è a questo punto che mi ricordo, tutto d’un tratto, perché odio il Parchetto Sotto Casa. Presto detto. In meno di venti minuti rimedio un’altalena sullo stinco, un nano con macchinina elettrica sui piedi e una bolla di sapone nell’occhio. Vengo coinvolta, a mia insaputa e senza il mio consenso, in una conversazione il cui tema è la comparazione a più livelli del catarro marmocchio.
Sapevate che in base al colore e alla consistenza si possono fare diagnosi piuttosto precise? No, tanto per dire, io non lo sapevo, ed ero di certo una donna più felice.
Interrogata fingo una chiamata sul cellulare. Di lì a poco vengo braccata di nuovo. La conversazione si è evoluta, ora si parla di broncospasmi, laringo-caxxi e faringo-mazzi. Più o meno. Mi sento molto poco preparata sull’argomento. “Ma come, la Marmocchia quest’inverno ha fatto più giorni di malattia che di presenza” mi fa notare amabilmente una mamma della classe. “Vero. Ma io non uso prelevare campioni di catarro per analizzarli in laboratorio. Preferisco pagare uno che lo fa di lavoro”.
Silenzio. Basita. E sti cavoli però amica, te la sei cercata.
E proseguiamo il nostro amabile pomeriggio. Scopro che mia figlia ha un sacco di amiche. Un sacco di amiche che la trattano come se fosse una minorata, la prendono in braccio come se avesse la metà dei loro anni (e nella maggior parte dei casi non è vero) e le assegnano i peggio ruoli nei giochi.
In compenso noto una cosa che non sapevo. Ad Acchiapparello mia figlia è un mostro. Cioè, corre veloce. Ma veloce che non la prendi manco se ti motorizzi!
Una gran virtù, direi. Bisognerebbe solo spiegarle quali sono gli altri frangenti (oltre ad Acchiapparello) in cui attivare la super-corsa al di fuori del gioco vero e proprio. Tipo bambina che ti vuole spaccare il passeggino della bambola in testa, amore di mamma, c’hai le gambette ma sei una lippa? E corri, no?
E insomma passano gli anni, la nana cresce ma il parchetto sotto casa non cambia. E io che ricordo ancora quando col pancione passeggiavo su e giù per il viale seguendo i lavori e pensando che grazie al nuovo Parchetto Sotto Casa la mia vita sarebbe stata migliore.
Tanto per dire, la fauna femminile e maschile vi posso confermare che è sempre la stessa.
Il colpo di grazia che mi fa porre fine al pomeriggio, comunque, è sentirmi pronunciare nell’ordine le seguenti tre frasi:
– Non correre che sudi!
– Non andare di lì, né di là e nemmeno di qua… che è pericoloso!
– E giooooca con gli altri bambini!
Oddio, sono diventata mia madre!
Nella foto: il Parchetto, quello vero
Consolati. Io il parchetto sotto casa lo chiamo “il mio ufficio”!
Ah ah, fa un po’ Fonzie in Happy Days ma rende perfettamente! Mi consolo!
Fino all’anno scorso partecipavo a qualsiasi gioco facesse il marmocchio, proprio per evitare i discorsi e le delucidazioni sul moccolo. Adesso, che il marmocchio non mi vuole più tanto tra i piedi lo porto al parchetto solo se non ho dimenticato il mio libro a casa!
Hai ragione! Alla fine l’anno scorso mi lamentavo perché voleva giocare solo con me ma alla fine… Si stava meglio quando si stava peggio! Ottima l’idea del libro! 😉
mi hai fatto sorridere…anche io odio il parchetto sotto casa…
Perdono, mi ero persa il tuo commento! Ma sai che ho scoperto che l’odio per il parchetto sotto casa è un male comune? Mi sento un po’ meno strana! A presto
Vita Più semplice in una terra dove fatichi a parlare la lingua meglio di un bimbo di tre anni e dove l’essere più friendly che c’è è la panchina… Vuota. Tanto nessun genitore autoctono ti rivolgerebbe la parola comunque.
Poi non so gli altri bimbi… La mia non si fa soffiare il naso manco se la prego. ( E con la pompetta, lei non deve fare altro che star li…)Trovare un genitore friendly forse Forse mi risulterebbe più semplice….
Il problema della lingua non è da poco, hai ragione. E mi sovviene che potrei fingermi straniera pure io la prossima volta!! 😉 scherzi a parte ti auguro di trovare un genitore friendly al più presto e poi vedrai che da amicizia nasce amicizia! A presto