L’amore ai tempi del marmocchio – il cast

Diventare mamma rende la tua vita una fiction con dei risvolti talora tragicomici. All’inizio il copione può lasciarti un po’ perplessa. Le battute che ti spettano sono alquanto povere e ripetitive, e se fino a ieri ti sentivi la protagonista indiscussa del film della tua vita, ora apprendi con stupore di essere solo una dei tanti membri del cast. La star indiscussa ed acclamata, quella col cachet da capogiro, che si permette di cambiare le battute improvvisando, è lei: laMarmocchia. Il resto solo attori non protagonisti e figuranti.

Ecco a voi il casti di “L’AMORE AI TEMPI DEL MARMOCCHIO” 

  • Le NONNE

La nostra allegra famigliola è dotata di due nonne mono-tasking ma multi-stressing: Nonna Tesoro Nonna Avventura. Sebbene animate da comportamenti diametralmente opposti, le due perseguono un comune intento: procurarmi un esaurimento nervoso. Smemorate senza riuscire ad ammetterlo, pretendono di dispensare consigli dell’anteguerra spacciandoli per attuali e molto utili. Ma almeno si ricordassero quello che dicono. Vi faccio un esempio: Nonna Tesoro alla nascita della Marmocchia affermava di avermi allattato pochi mesi, per via delle ragadi, poi perché io non volevo più il suo latte e infine, mesi dopo, ha dato la colpa allo spavento dovuto alla bomba esplosa a Bologna. Bene, secondo i miei calcoli a quell’epoca avrei avuto all’incirca tre anni! Nonna Tesoro godeva un tempo di una certa reputazione accompagnata da nomignoli autorevoli quali “il generale”. Dismessi i gradi sulla divisa, si è trasformata in una nonnetta sdolcinata e mielosa che usa trattare la Marmocchia come una statuina di cristallo in procinto di frantumarsi. Dal canto suo Nonna Avventura, la nonna paterna, è solita coinvolgere mia figlia in attività al limite del possibile, dove la parola d’ordine è “rischio”. Lei è quella dei consigli alternativi per le coliche, per le ragadi, per l’insonnia. Se non vi spaventano gli intrugli maleodoranti e dalla dubbia composizione, Nonna Avventura fa proprio al caso vostro. Intorno a Nonna Tesoro e Nonna Avventura gravitano due simpatici signori che compaiono al momento del gioco e si dileguano al primo sentore di pappe, nanne o cambio pannolino. I nonni erano un tempo capofamiglia di tutto rispetto, ma l’avvento della Marmocchia su questa terra gli ha trasformati in due ometti mollaccioni e svenevoli del tutto succubi dell’acuta Marmocchia.

  • Il NINNATORE

Religiosamente fedele al suo incarico, il Ninnatore è un dannato professionista che non sbaglia un colpo. Inutili i tentativi di ribellione, il Ninnatore non ha pietà; vane le speranze di circuirlo, la volontà del Ninnatore mai vacilla. Il Ninnatore presta la sua attività solamente nelle ore serali e nei week end; va da sé che nei primi mesi di vita marmocchia tutto il resto del tempo era una veglia senza sosta. Perché io, nonostante un’attenta osservazione e la partecipazione a dei master serali, non sono mai riuscita ad apprendere del tutto le sue tecniche di ninnamento. Così di fase in fase, dall’epoca delle fasce a quella della pompetta (…), il Ninnatore si è meritato il titolo indiscusso di re di Nannolandia, garantendoci ore serali di sano cazzeggio davanti alla tv. Anche se questo il più delle volte significa addormentarsi ai titoli di testa e risvegliarsi a quelli di coda spalmati sul divano. Lui, il John Wayne de’ noi altri, l’uomo che a ragione (e ora ne ho le prove) ho scelto come compagno di vita, lui è il Ninnatore, l’unico, l’originale e ce lo abbiamo solo noi!

  • La NAZI

Scelta fra mille perché considerata una sorta di guru della gravidanza, la regina di tutte le ginecologhe, lei, alle soglie dei cinquanta, con qualche ritocco di chirurgia estetica conserva l’aspetto di una Barbie, solo leggermente incerata. Magra, alta, biondissima. Seno e labbra rifatte e perfette; lato B incredibile, zero figli. La nazi, così soprannominata da me per i suoi modi vagamente da caserma, amava presentarsi alle visite sotto le mentite spoglie di “Barbie Tenerella”, accogliendomi con un’espressione sorridente e comprensiva. Peccato che poi durante le nazi-visite, con i suoi nazi-modi, usava ribaltarmi come un calzino mentre continuava senza sosta con gli ammonimenti sull’alimentazione. Che a volte mi chiedevo se si fosse accorta del mio stato interessante (oltre che stato lievitante). Il momento della pesata era un incubo: urlava il mio peso che manco al mercato del pesce, per poi inciderlo sulla cartellina con quella faccia da “sei una chiattona e sei senza speranze”. Il  che detto da una che pesa quaranta chili e nonostante l’età può permettersi di scorazzare allegramente con un mini camice sopra il ginocchio (e starci anche una favola), bè fa proprio incazzare! Ma lei è proprio così: meticolosa e molto competente nel suo lavoro, ma con una fissa quasi adolescenziale per l’aspetto estetico. Cascava male, inutile dirlo, perché preoccuparmi del mio aspetto estetico proprio allora che incarnavo l’incrocio perfetto tra Obelix e Maurizio Costanzo, era fuori dai miei progetti. Fondamentale nella prima parte della fiction, la nazi è stata ben presto rimpiazzata dopo la nascita della Marmocchia, causa cachet stellare.

  • La PEDIATRA MOTIVAZIONALE

Lei è la nostra pediatra di base (che le basi però nemmeno le ha). Margherita Hack nelle sembianze, Heidi nel modo di fare (con tanto di caprette che le fanno ciao nelle testa); figlia dei fiori, single per scelta (non si sa bene di chi), zero marmocchi, un vero fumetto. Per lei “Non è niente signora, sa com’è a quest’età”. Usciamo dalle visite con gli stessi medesimi dubbi con cui siamo arrivati, ma in compenso la mia autostima è alle stelle. Va bene, lo confesso, ci andiamo per questo. Perché sebbene brancoli evidentemente nel buio per quanto riguarda l’universo di malattie marmocchie, lei ha la capacità di farmi sentire la madre delle madri, la numero uno, l’unica in grado di svolgere il suo ruolo con questa impareggiabile capacità, tanto da aver messo al mondo l’essere perfetto, sempre posizionato sulla curva di crescita ottimale, sveglia, reattiva, intelligente e anche un po’ figa. La Marmocchia la adora, la guarda adorante e forse si chiede perché non ce la portiamo a casa con noi… e a volte me lo chiedo pure io.

  • Lo ZIO M.

Lui è il nostro “pediatra sul serio”. Medico di base degli adulti di giorno, pediatra mascherato dopo le diciannove e nel week end, sessanta euro a botta e ti passa la paura. La paura però ti passa veramente. Lui fa le diagnosi al cellulare con in sottofondo i lavori di rifacimento del manto stradale. Ti chiede di avvicinare la bambina al telefono e da un colpo di tosse ti fa la diagnosi e ti prescrive la cura. E ci azzecca pure. Per contro ad ogni visita noi genitori siamo costretti a sorbirci i suoi deliri di onnipotenza che lo fanno decisamente assomigliare al Dr. Zero (il cattivone di Fantaman con il suo tormentone “Il mondo è mio!”). Io lo detesto cordialmente, ma senza lui ammetto che sarei persa. Basso, cicciotto, peloso, con i capelli brizzolati e unti. Sebbene assomigli indiscutibilmente a Pepè la puzzola, per qualche strano mistero lui si crede un adone. Ma a noi ci piace così.

  • CICCIO

Dono di nonna che ha conquistato all’istante il cuore marmocchio, Ciccio è anagraficamente sui cinquanta ma di aspetto ancora piuttosto giovanile. Arti e testa in plastica, busto in stoffa, occhi azzurri cielo. Lui, servitore fedele di famiglia da tre generazioni, è fidato e fedele ed in certi casi si è rivelato il mio miglior aiuto. Ciccio è non solo il compagno di giochi marmocchio, ma anche di avventure e perché no di malattie. Scena: pomeriggio interno giorno, Marmocchia, io e il fedele Ciccio giaciamo sul divano stremati dalla febbre, ognuno di noi con la sua pezza in fronte; la mia, in formato mignon, era stata destinata ai finti pezzamenti di Ciccio, ma la Marmocchia ha voluto impietosamente rifilarla a me. Dopotutto Ciccio, è sempre Ciccio! Il Ninnatore riceve di lì a poco il seguente messaggio: “Marmocchia 38.8, io 38.6, Ciccio per ora resiste, ma ha voluto partecipare agli impacchi di gruppo, è proprio un compagnone!”. La Marmocchia è proprio una brava mammina, che organizza per lui pranzi succulenti a base di frutta di plastica e didò, e va in giro per la casa sbattacchiando la sua carrozzina a mo’ di shaker cantando “ninna nanna” con intonazione da curva nord e lieve accento russo. E se lo sfortunato Ciccio non prende subito sonno (da cosa lo stabilisce tutt’ora mi sfugge) l’ira marmocchia si abbatte su di lui. Tuonando “Ahlkabrabdand”, equivalente marmocchio di “A na’ certa”, riprende spazientita le pratiche di percussione convulsa della carrozzina, sbuffando a più riprese. E mentre la osservo penso: “Ecco mia figlia ha solo due anni e c’ha già la depressione post partum! Che abbia preso da me?”.

  • La MARMOCCHIA


Guest star indiscussa, la Marmocchia si è imposta sin dalla nascita con il suo caratterino decisamente vivace e caparbio (eufemismo per dire che ci sfracana i maroni dalla mattina alla sera). Ma lei è anche quella che la mattina si sveglia e ti abbraccia così forte che ti manca il respiro, che va sempre in cerca di baci e, se non  li trova, li dà. Che ride tanto da farsi venire il singhiozzo ed è così buffa con quel crapino ancora pelato. Che canta a squarciagola e inventa i testi delle canzoni. Che parla come una donnina e si atteggia a madre di famiglia, con tanto di stress. Ebbene sì, qui lo dico e qui lo nego, lei è la Marmocchia che avrei scelto tra mille, fosse anche solo per quanto di me rivedo incredibilmente in lei!

    • La MAMMA

E poi ci sono io. Io che dopo sette settimane di gravidanza mi sono presa la varicella e ho rischiato di fare un marmocchio a pois. Che ho trascorso la gravidanza con la pancia ingellata e la mia bimba in tv. Che al corso pre-parto ascoltavo con un solo orecchio i presagi di sventura riguardanti parto e post parto, pensando ingenuamente “A me non capiterà”. Che il parto è stata una comica che manco in “Natale a casa Cupiello”, ma in fondo è andato bene, però col cavolo che il dolore si dimentica. Che una volta tornata a casa accoglievo amici e parenti (quasi mai  invitati peraltro) dicendo “Io sono depressa”, stile alcolisti anonimi, con la speranza che qualcuno di loro si fermasse ad aiutarmi, e non lo faceva mai nessuno. Che mi avevano detto “la fase di assestamento dei neonati dura quaranta giorni”, e mia figlia a tre mesi compiuti stava ancora urlando. E che poi non so nemmeno più se sia stata lei a smettere o noi ad abituarci. Che i figli degli altri mangiavano ad intervalli regolari, dormivano tutta la notte ed erano bellissimi, mentre la mia mangiava e urlava alternando le due attività senza sosta e dormire era un optional. Che mi guardavo allo specchio e pensavo “E questa chi è? Che aria stravolta… chissà se na’ bottarella alla casa me la dà visto che c’è!”. Che forse il fatto di essermela cavata ha stupito tutti quelli che conosco, e me più di loro. Che poi, in fin dei conti, se anche non sapessi fare altro nella vita, saprei almeno amare mia figlia… e scusate se è poco.

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