La “mamma sociale”
In quest’atmosfera festosa, in cui la meno impegnata delle vostre amiche “marmocchio-free” c’ha tre aperitivi e due cene di Natale a settimana, avete deciso di accettare l’invito al compleanno di una vostra cara amica. Si tratta della vostra prima festa non marmocchia, in realtà il primo vero evento sociale non marmocchio dalla nascita della creatura.
Galvanizzate dal vostro nuovo status di “mamma sociale”, vivete i preparativi come se foste invitate ad un party di Hollywood. Dopo una doccia allo zenzero-ciocco-vanigliato e uno shampoo ai germi-di-grano-dell’antica-birmania, e dopo esservi assicurate che pelle e capelli abbiano superato lo shock dell’evento, passate a rimuovere la folta foresta che abita per intero il vostro corpo, insieme alla scritta “Trudy” che campeggia ad altezza ginocchio. Togliete le ragnatele al vestitino rosso di raso che non mettete dall’avvento del marmocchio su questa terra, demummificate borsetta e scarpe col tacco coordinate, un velo di trucco (meglio quattro strati che le luci dei locali accentuano le occhiaie e ti danno quel bel colorino misto morte) e via verso l’evento sociale dell’anno.
Soprassedete su un paio di dettagli (il vestito è di circa tre taglie più piccolo della vostra attuale misura, i piedi ancora leggermente formato zampone esplodono dentro le vostre vertiginose decolletè, passarvi lo smalto tre minuti prima di uscire è stata una pessima idea visto che la sola ricerca delle chiavi della macchina nella borsetta ha provocato tre morti e due feriti gravi).
Da questa mattina ripetete mentalmente: “un bacio a lui, uno al marmocchio senza mai guardarli negli occhi, e infilare la porta alla velocità della luce”. Sull’uscio il marmocchio, diffidente già da un paio d’ore, si lascia andare ad un pianto disperato che potrebbe valergli un Oscar. Ovviamente il piccolo Mario Merola sa bene come tenervi in pugno e per l’occasione sfodera il suo miglior rigurgito a fontana centrandovi in pieno la borsetta (peraltro semi aperta). Nel frattempo il vostro lui in versione “padre-martire” vi fa gli occhi da triglia e vi dice di andare e non preoccuparvi per loro… in qualche modo se la caveranno.
Determinate al raggiungimento dell’obiettivo prefissato, infilate la porta scacciando a borsettate (e schizzi di rigurgito marmocchio) i sensi di colpa che vi si sono appollaiati sulle spalle. Nel tragitto in macchina il cuore vi va a mille. Non eravate così emozionate da… oh beh chi se lo ricorda più! Vi sentite libere, di nuovo sulla cresta dell’onda. Al primo semaforo vi guardate nello specchietto e pensate “ammazza che gnocca” ignare che l’immagine riflessa è quella della modella nella pubblicità di Intimissimi alle vostre spalle, e fate lo sguardo più arrapante che vi viene (e che comunque è al di sotto della soglia nazionale). Ma arrivate alla festa con una carica che basterebbe a tenere accese le luminarie natalizie dell’intera città per tutta la settimana.
Ed è a questo punto che tutte le vostre aspettative vengono irrimediabilmente distrutte. Gli amici, che non vedevate ormai da tempo immemorabile, non perdono occasione per tempestarvi di domande sul nuovo arrivato che viene soprannominato “fagottino”, “patatino”, “cucciolotto”. Con vostro immenso stupore nessuno si rivolge a lui come “il marmocchio pestifero”, “la creatura degli abissi”, e nemmeno “il piccolo mostro”. Interrogate, ci mettete un minuto primo e tre secondi per passare dal vostro stato psico-fisico a quello del poppante e l’aneddoto più esilarante riguarda quella volta che ha cagato nel bel mezzo della coda all’ufficio postale, costringendovi a far finta di niente per non perdere “la priorità acquisita”.
Siete noiose perfino per voi stesse, vi chiedete come possano sopportarvi gli altri. Dopo mezzora scarsa vi accorgete di avere esaurito gli argomenti, o le persone disposte ad ascoltarvi, e vi ritrovate nell’angolo del locale più in della Milano Bene con in mano un Martini alla pesca (che non berrete per non “correggere” la poppata delle tre di notte) e un cumulo di pensieri in testa.
La malinconia vi assale e quando pensate di aver toccato il fondo arriva il momento dell’apertura dei regali. Il vostro spicca su tutti mettendovi in imbarazzo non tanto per il suo contenuto, benché chiaramente riciclato agli occhi di tutti, ma ancor di più per il bizzarro involucro in cui lo avete rinchiuso: un sacchetto sul quale un Baby Looney Tunes cavalca una mucca pezzata inneggiando “Yahuu”.
Sotto gli occhi inorriditi dei present, guadagnate l’uscita fingendo una chiamata improvvisa sul cellulare e nel tragitto verso casa continuate a ripetervi “ma ne valeva veramente la pena?”.
Bene, la risposta è SI’! Non tanto per l’evento in sé, che con tutta probabilità non ripeterete mai più in vita vostra, ma affrancarvi per qualche ora dal marmocchio vi avrà reso qualcosa di più: una parte della vostra individualità, e credetemi non è roba da poco!
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