#leggiAMOlo: L’imprevedibile viaggio di Harold Fry

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Per il nostro appuntamento mensile con #leggiAMOlo (rubrica in collaborazione con Giovanna di Unkilodicostanza, che adoro – Giovanna, intendo, e pure la rubrica) oggi partiamo per un viaggio che ci porterà da un capo all’altro dell’Inghilterra, fino ai confini della Scozia. 1000 km, 87 giorni, un uomo che diventerà un amico così grande che l’idea di non poterlo abbracciare sul serio, alla fine del viaggio, vi lascerà piuttosto spiazzati, ve lo dico.

Harold Fry è in pensione da pochi mesi quando riceve la notiza che Queenie, una sua vecchia amica a cui deve molto e che non vede da vent’anni, sta per morire di cancro.

La notizia lo scuote profondamente per una serie di ragioni che saranno svelate al lettore a poco a poco durante il viaggio. Harold decide di rispondere alla lettera dell’amica ed esce di casa per spedire la sua risposta. Ma, alla prima buca delle lettere, passa oltre e comincia a camminare. Complice l’incontro illuminante con la ragazza della stazione di servizio, Harold, che non ha mai fatto niente di imprevisto in vita sua, decide di andare a piedi fino alle porte della Scozia dov’è ricoverata la sua amica. L’anziano si è infatti convinto che finché lui camminerà, Queenie non morirà.

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Così Harold parte, senza bussola, cartina o cellulare e con ai piedi le sue scarpe da vela, per nulla adatte a un viaggio di mille chilometri. Parte per quest’impresa epica affrontandola con una semplicità disarmante.

Questo viaggio, ma soprattutto la vita di Harold, saprà sconvolgervi e sorprendervi (e più di tutto commuovervi) quando meno ve lo aspettate. Harold cammina e la sua vita passata e presente scorre tutto intorno, trasformando il suo viaggio attraverso l’Inghilterra in un viaggio dentro se stesso.

C’è il rapporto complicato con la moglie Maureen e quello con il figlio David (che non vi posso svelare di più ma, credetemi, vi lascerà senza parole). C’è la sua infanzia, la madre che lo ha abbandonato e il padre con le tante “zie” che hanno abitato la sua casa. C’è l’età adulta, il lavoro al birrificio e l’amicizia con Queenie. E infine ci sono i tanti personaggi che Harold incontra nel suo cammino e che mettono in risalto ancora di più le incredibili qualità di quest’uomo.

Aveva imparato che era la piccolezza della gente a rimpierlo di meraviglia e tenerezza, e anche la solitudine. Il mondo era fatto di persone che mettevano un piede davanti all’altro, e una vita poteva sembrare banale solo perché chi la viveva lo faceva da tanto tempo. Harold non riusciva più a passare davanti a uno sconosciuto senza riconoscere che tutte le persone erano uguali, ma anche uniche. Questo era il dilemma degli esseri umani.

Ho amato Harold come personaggio prima di tutto. Uno dei più riusciti di cui abbia mai letto, se posso essere sincera. E mi sono innamorata della sua storia perché trovo sia un incoraggiamento straordinario ad amare e osare in nome dell’amore e dell’amicizia.

Questo libro è un bel libro. E non lo dico soltanto per il piacere che troverete nel racconto, ma anche perché io personalmente l’ho trovato esteticamente bello. Bello nei caratteri, bello nelle mini illustrazioni che accompagnano ogni capitolo, bello nelle scarpe da vela della copertina, bello nella cartina a fine libro dove potrete seguire il viaggio di Harold tappa per tappa.

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Vi ricordo che oggi stesso trovate da Giovanna le sue impressioni su Harold Fry e il suo incredibile viaggio.

Se vi va di condividere con noi questa bellissima esperienza lettura condivisa, potete farlo qui o da Giovanna e su tutti i canali social che frequentate utilizzando l’hashtag #leggiAMOlo per ritrovarci.

Il prossimo libro che leggeremo insieme è La biblioteca più piccola del mondo di Antonio G. Iturbe.

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